If you are english or german or perhaps polish and you know one of the latin (or romance) languages, you certainly can easy learn the other languages of the same family. I'm italian and I know that my language is very rich of words, even to say the same thing. And this is an advantage for me to learn french or spanish or portuguese (about rumanian I just can say that it's a little bit harder to learn because of its strong slavic influences. Rumanian is something apart between the romance languages). So, as italian, I can say it is easy to read a spanish or portuguese or french newspaper understanding the most part of words and phrases. The same experience could have a russian reading in ukrainian or polish, a german reading in dutch or english, a danish reading in norwegian or swedish. But I really don't know how much could be possible the same experience for an englishman. English is certainly a german language but it is also something of unique because it keeps strong 'norman - french roots', and that's the reason why of its uncomparable success all over the world.
Anyway if you know italian language first, be sure you can easy start to read and learn spanish or french or portuguese. Modern italian have inside a strong influence from french and spanish: France and Spain have been the two great latin nations which dominate the peninsula for centuries. Austrian Empire too dominated in the north of Italy but german influence have been less strong.
Pronunciation is another question. Pronunciation is a successive step to do keeping calm and cool ! As italian mother tongue I know I have an advantage because of my rich dictionary: in italian you find the word 'formaggio' (french fromage) but also the term 'cacio' (lat. caseum, eng. cheese, ger. kaese, spa. queso, por. quéjo) to say the same thing. And this is just one of hundred examples I could write here! I thing that only this example could explain better than hundred and hundred words.
Ettore Tangorra 2014
Quel giorno di marzo io c'ero. Ero a casa mia a Roma dove studiavo Architettura. Me la ricordo quella mattina, non troppo assolata. Avevo fatto colazione da poco e mi stavo vestendo per andare a Valle Giulia col metro', e ricordo che feci un gesto che non mi era abituale accendendo la radio che era sul pianoforte in salotto. Si trattava di un apparecchio per la filodiffusione di quelli che oggi nessuno ricorda. Feci quel gesto chissa' perche', forse solo per sentire i titoli del giornale radio prima di uscire, prima di indossare un giubbino di lana sopra i jeans, prendere i libri e iniziare la mia giornata, una delle tante in quegli anni un po' addormentati, dove la mia prolungata adolescenza si mischiava ai fremiti del mio cuore e agli entusiasmi politici. Di tensione ne avevo avvertita parecchia in quei giorni tra i miei amici e compagni. Chissa' perche' quella agitazione maggiore nei corridoi e nelle assemblee degli studenti. Qualcuno giorni prima mi aveva proposto di portare cose, manifesti, forse scritti politici, da un posto ad un altro senza farmi vedere da nessuno con la mia faccia pulita. Ma mi ero rifiutato, avevo paura. Noi ci credevamo a certe cose allora, alla liberta' pura, alla vita che sarebbe cambiata per sempre in meglio. Quella mattina a casa accesi la radio, ascoltai il primo sommario resoconto di quello che era successo. Fui triste. Non ricordo se poi ci andai a Valle Giulia o forse mi persi tra le strade e i giardini della bellissima Roma, passeggiando senza meta, pensando in silenzio. Quella giornata ando' cosi', forse in modo un po' strano, e le giornate che seguirono furono ancora piu' strane con tutti quegli elicotteri e i militari appostati con le mitragliatrici dietro ai sacchi di sabbia. Oggi leggo che quel giorno su di una Honda 350 c'erano probabilmente due uomini dei servizi segreti a favorire l'azione violenta. Ma come? Ma che Stato e' mai questo? Che razza di presa in giro, un'altro imbroglio, forse un imbroglio ancora piu' sporco degli altri mentre noi stupidi e stupiti seguivamo i Tg ed eravamo sinceri e preoccupati. Ma che razza di Stato e' mai questo? Ma chi ci si puo' piu' riconoscere davvero? Svegliarsi dopo 40 anni e sentirsi umiliati come Thruman quando scopre che e' tutto un teatro, tutto um imbroglio. Che senso di vuoto. Io da dove vengo? A quale popolo appartengo? Forse sono un eskimese della Groenlandia o un indigeno della Terra del Fuoco che si sente tradito e non si riconosce piu' ne' nella Danimarca ne' nel Chile. La Danimarca.....Shakespeare: c'e' del marcio in Danimarca.....esco dal sogno, esco dal teatro e dal dramma. Non sono piu' qui. Non sono piu' italiano. Continuate pure i vostri giochetti e i vostri imbrogli. Io non sono piu' qui con voi.
Ettore Tangorra 2014