lunedì 24 marzo 2014

quel giorno di marzo.

Quel giorno di marzo io c'ero. Ero a casa mia a Roma dove studiavo Architettura. Me la ricordo quella mattina, non troppo assolata. Avevo fatto colazione da poco e mi stavo vestendo per andare a Valle Giulia col metro', e ricordo che feci un gesto che non mi era abituale accendendo la radio che era sul pianoforte in salotto. Si trattava di un apparecchio per la filodiffusione di quelli che oggi nessuno ricorda. Feci quel gesto chissa' perche', forse solo per sentire i titoli del giornale radio prima di uscire, prima di indossare un giubbino di lana sopra i jeans, prendere i libri e iniziare la mia giornata, una delle tante in quegli anni un po' addormentati, dove la mia prolungata adolescenza si mischiava ai fremiti del mio cuore e agli entusiasmi politici. Di tensione ne avevo avvertita parecchia in quei giorni tra i miei amici e compagni. Chissa' perche' quella agitazione maggiore nei corridoi e nelle assemblee degli studenti. Qualcuno giorni prima mi aveva proposto di portare cose, manifesti, forse scritti politici, da un posto ad un altro senza farmi vedere da nessuno con la mia faccia pulita. Ma mi ero rifiutato, avevo paura. Noi ci credevamo a certe cose allora, alla liberta' pura, alla vita che sarebbe cambiata per sempre in meglio. Quella mattina a casa accesi la radio, ascoltai il primo sommario resoconto di quello che era successo. Fui triste. Non ricordo se poi ci andai a Valle Giulia o forse mi persi tra le strade e i giardini della bellissima Roma, passeggiando senza meta, pensando in silenzio. Quella giornata ando' cosi', forse in modo un po' strano, e le giornate che seguirono furono ancora piu' strane con tutti quegli elicotteri e i militari appostati con le mitragliatrici dietro ai sacchi di sabbia. Oggi leggo che quel giorno su di una Honda 350 c'erano probabilmente due uomini dei servizi segreti a favorire l'azione violenta. Ma come? Ma che Stato e' mai questo? Che razza di presa in giro, un'altro imbroglio, forse un imbroglio ancora piu' sporco degli altri mentre noi stupidi e stupiti seguivamo i Tg ed eravamo sinceri e preoccupati. Ma che razza di Stato e' mai questo? Ma chi ci si puo' piu' riconoscere davvero? Svegliarsi dopo 40 anni e sentirsi umiliati come Thruman quando scopre che e' tutto un teatro, tutto um imbroglio. Che senso di vuoto. Io da dove vengo? A quale popolo appartengo? Forse sono un eskimese della Groenlandia o un indigeno della Terra del Fuoco che si sente tradito e non si riconosce piu' ne' nella Danimarca ne' nel Chile. La Danimarca.....Shakespeare: c'e' del marcio in Danimarca.....esco dal sogno, esco dal teatro e dal dramma. Non sono piu' qui. Non sono piu' italiano. Continuate pure i vostri giochetti e i vostri imbrogli. Io non sono piu' qui con voi.



Ettore Tangorra    2014
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