OGGI, CENT’ANNI FA.
Leggo che la disposizione del governo è che per il 24 maggio
prossimo, a cent’anni dalla guerra, tutti i palazzi pubblici d’Italia, dovranno
esporre il tricolore italiano (insieme alla bandiera europea) in segno di
festa. Vale per tutti i Comuni e tutte le Regioni, e ovviamente anche per la Provincia Autonoma
di Bolzano (Alto Adige come la chiamò Napoleone sul modello dei
dipartimenti francesi, o Südtirol come la chiama il suo piccolo e fiero popolo di lingua bavarese e non austriaca
come tutti pensano), dove però si sono opposti tutti e non solo gli
irredentisti più estremisti ma anche il moderato governatore attuale Arno
Kompatscher che pure appartiene alla Südtiroler Volkspartei legata al PD partito
di governo.
Ma io proprio non mi capacito che tra altri cento anni noi
si possa essere ancora qui a festeggiare in
un certo modo la
Grande Guerra , guerra suicidio dell’Europa, prima guerra
“moderna”in cui i soldati dovettero togliersi pennacchi, uniformi sgargianti e
multicolori e abbandonare il “galateo” e le “regole civili” per vestire i
lugubri panni grigi, verdi e marroni e sinistri elmi d’acciaio sulla testa e
terrificanti maschere antigas, dovettero salire su carri armati o su fragili
aerei di tela e legno. Non mi capacito insomma che si possa essere ancora qui a
festeggiare la vittoria di una parte
sull’altra, a dire che sono da ricordare e onorare i tanti morti macellati
nel fango e nella neve per la continuazione del Risorgimento italiano e per gli
interessi di Casa Savoia. Tra altri cento anni saremo ancora qui con la sfilata
degli alpini, i bersaglieri, la “canzone del Piave”, i discorsi roboanti dei politici sornioni e
furbacchioni e i tricolori su
tutti i balconi? Allora non possiamo criticare chi si ribella, chi fa il naso
storto, chi non ci sta, non possiamo
deridere gli schützen coi loro
moschetti e con le loro usanze seicentesche e le loro processioni di crocifissi
(come non se ne vedono più quasi neanche in Sicilia ormai) criticare le loro
leggi ancora patriarcali e contadine, e la loro paura di piccolo popolo di perdere
l’identità. La provincia di Bolzano più volte massacrata nella Storia da
duchi, imperatori e re, non fu proprio liberata
ma semmai annessa dai vincitori
italiani, tradita quando cadde l’Impero austroungarico e poi una seconda volta
vent’anni dopo dal piccolo e comico dittatore tedesco di origini austriache,
Hitler, tutto pappa e ciccia con un altro piccolo comico e grasso dittatore
italiano, di sangue romagnolo verace, Mussolini, in nome di un patto scellerato
che condusse l’Europa all’inferno.
Oggi questa provincia di 500.000 abitanti non è più costituita solo da poveri
contadini e pastori, oggi è una provincia tra le più ricche e prospere d’Europa
grazie anche ad un modello di autonomia rispettosa delle minoranze che la Repubblica italiana ha
saputo alla fine costruire e che serve da modello per tante altre realtà nel
mondo, grazie al suo piccolo popolo tenace e laborioso, al turismo di qualità e
ai prodotti alimentari di qualità, ed è molto probabile che questo successo sia
dovuto anche al fatto di essere politicamente autonoma, né austriaca, né
svizzera, né bavarese, né completamente italiana, e io vorrei tanto che già
oggi dopo cento anni si festeggiasse per ricordare i morti macellati e per
onorare i vivi di un’ Europa diversa e che si alzassero le bandiere del
rispetto e della fratellanza, della pace e della gioia di essere tutti europei,
vorrei tanto che si smettesse di accusarsi a vicenda, altrimenti l’Europa
continuerà a fare Harakiri in eterno!
Dunque cambiamo nome a questa festa,
non consideriamola più solo come una festa della vittoria militare italiana ma
dandogli un nome che metta d’accordo tutti, tutti insieme dando prova di essere
più cresciuti e più maturi.
Ettore Tangorra 2015
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