MA FORSE GLI ALIENI HANNO GIA' CONQUISTATO IL MONDO:
E' ormai evidente che gli alieni, sotto forma di replicanti stanno prendendo possesso del nostro vecchio pianeta. Noi quasi non ce ne siamo accorti. Innanzitutto hanno invaso gli Stati Uniti: ma vi pare possibile che di punto in bianco questi eleggono uno "sporco negro"? Effettivamente Obama se lo guardi bene, lo vedi che è un po' strano. Poi i replicanti hanno preso la locomotiva Germania e l'hanno messa a capo del piano con una pupazza chiamata Merkel, non umana e provvista di deliziosi completini intercambiabili. Non ha origini certificate, dicono che viene dalla ex DDR e va bene cosi' tanto nessuno riuscira' ad indagare fino in fondo. La piccola Grecia prima e poi l'Italia, culle della civilta' occidentale, dovevano essere prese per prime. La Grecia l'hanno presa a schiaffi poverina e si e' subito sottomessa. Per l'Italia era piu' difficile, un paese ex potenza industriale con 60 milioni di abitanti, la cosa era piu' complessa. Hanno sospeso la democrazia ed hanno mandato due pupazzi si silicone, neanche tanto svegli: Montix prima (ma era troppo lento e soporifero) e Lettix dopo (dicono sia nipote di qualche grande capo alieno). Sono lì a fare un cazzo in realtà, ogni tanto mettono qualche nuova tassa, tanto i coglioni pagano sempre, non importa, sono lì a occupare il potere, dicono che "fanno cose" che "vedono gente" che " si muovono". Beh devo dirvi sinceramente che io non amo Berlusconi, anzi lo detesto proprio, a volte quasi lo odio, pero'...però lo hanno preso, così, all'improvviso, mentre pontificava e blaterava alla grande come al solito, e l'hanno praticamente tirato giu' minacciandolo col dito alieno di E.T. e lui, lui come un gattino ha un po' miagolato ma alla fine non ha detto niente. Quanto al Presidente hanno preso in prestito qualcuno dal Museo delle Cere di Parigi (sapete il Museo Grévin, no?) e l'hanno eletto un bel paio di volte tanto per dargli un po' di "consistenza" come si fa con gli impasti..Poi, beh poi anche il Papato, il Vaticano, la Chiesa romana. Hanno preso un Papa arruginito e un po' crucco quantunque legittimo e, oppla' giu' dal trono anche lui. Anche del Papa francamente non me ne frega niente, ma comunque l'hanno preso eccòme, e gli hanno anche detto: -tu sei un emerito pezzo di scemo, statti zitto e vai a cuccia! - E lui, beh lui senza neanche dire un "ach so" s'è tolto le scarpette rosse e se n'e' andato zitto zitto così come non succedeva da secoli. Hanno messo poi sul trono un'altra bella faccia di plastica....chissa' da che pianeta viene ( mi sembra abbia detto dalla "fine del mondo") E questo dice cose, cose ovvie, e non dice niente in realtà (un po' come il Dhalai Lama) e comunque fa sorridere la gente, e tutti che applaudono un po' come scemi. Insomma mi sa che sono arrivati e nessuno li ferma piu', hanno armi extraterrestri loro. Speriamo bene valà.
Ettore Tangorra 2013
martedì 5 novembre 2013
giovedì 15 agosto 2013
Mi devo mille scuse
Mi devo mille scuse
per quella valigia dei sogni
che non ho mai fatto
oppure l'avrò fatta
forse una volta
ma a che servirà il rimpianto
dei piani d'argento
urlati e pagati
negli anni migliori
quando tutto rimandi
mentre l'odore del campo
ti chiama
a dispetto del tempo.
Ettore Tangorra 2013
per quella valigia dei sogni
che non ho mai fatto
oppure l'avrò fatta
forse una volta
ma a che servirà il rimpianto
dei piani d'argento
urlati e pagati
negli anni migliori
quando tutto rimandi
mentre l'odore del campo
ti chiama
a dispetto del tempo.
Ettore Tangorra 2013
giovedì 18 luglio 2013
Forse ti posso rispondere con una canzone
o forse no
sono sincero
ma solo una canzone
potrà volare
senza quasi spiegare
stai ad ascoltare
ogni cosa possibile
tra questi rami contorti
e il loro attrito doloroso
sulle gambe e sulle braccia
l'unica cosa vera che abbiamo
l'unica rivelazione del tempo
quando di tempo non ne avremo
quando rimpiangeremo anche il dolore
questo è il mistero da respirare
è l'aria d'argento
il ritmo forte delle vene
sono i giorni luminosi
e i bei sogni da custodire
quelli che ricordi anche tu
e vedrai che questa notte
mi darà ragione.
Ettore Tangorra 2013
giovedì 23 maggio 2013
venerdì 26 aprile 2013
1996 (per mia figlia)
Non soffrirei più così
dopo le parole assurde
che ti levano la carne
e le frasi che non dicono
ora la strada scende troppo svelta
verso un domani
tutto da immaginare
e ci vuole, credi, tutta la forza che hai
per sentire l'odore dei giorni duri
nell'aria grigia
e non lo voglio vedere
quel bussino giallo dell'asilo
parcheggiato lì
mentre il cielo è feroce
ma non gli alberi e tutta l'erba
di quando passeggiavamo insieme.
Ma ora la strada scende veloce
e sono stanco, addolorato
e, sì, onesto
e non più ho un abbraccio
nè più voce per urlare
o pietà per gli occhi
duro prezzo per una merce
mai acquistata
e vorrei un istante per morire
sulle mani stanche
quando ormai è svenduta tutta la fatica
il cuore strappato
e tutto il sangue gettato.
Ettore Tangorra 2013
dopo le parole assurde
che ti levano la carne
e le frasi che non dicono
ora la strada scende troppo svelta
verso un domani
tutto da immaginare
e ci vuole, credi, tutta la forza che hai
per sentire l'odore dei giorni duri
nell'aria grigia
e non lo voglio vedere
quel bussino giallo dell'asilo
parcheggiato lì
mentre il cielo è feroce
ma non gli alberi e tutta l'erba
di quando passeggiavamo insieme.
Ma ora la strada scende veloce
e sono stanco, addolorato
e, sì, onesto
e non più ho un abbraccio
nè più voce per urlare
o pietà per gli occhi
duro prezzo per una merce
mai acquistata
e vorrei un istante per morire
sulle mani stanche
quando ormai è svenduta tutta la fatica
il cuore strappato
e tutto il sangue gettato.
Ettore Tangorra 2013
domenica 14 aprile 2013
Ieri a Bari
Ieri il Berluska a Bari ha detto praticamente che negli anni novanta, dopo la caduta del regime comunista in URSS, in Italia il PCI-PDS-DS (oggi PD) ha cominciato a prendersi tutto il potere a discapito dei partiti "buoni" e "virtuosi" come DC, PSI, PSDI, PRI, PLI che avevano fin lì governato il paese combattendo contro l'ideologia comunista... Signor Berluska, guardi che io li ho vissuti quegli anni lì e mi ricordo bene: allora diciamo subito che gli unici a rimanere un po' puliti in quegli anni, anche perché gli si era sempre negato il governo, erano proprio il PCI, i Radicali di Pannella a cui dobbiamo tante conquiste importanti della nostra società (altrimenti saremmo rimasti al Medioevo clericale) e anche l' MSI, sì, proprio l' MSI di Almirante! (esclusi ovviamente gli estremisti e i terroristi di entrambe le parti). Solo questi erano rimasti davvero con le mani pulite! Tutto il resto, DC in testa, aveva fatto scivolare il paese nello schifo dello schifo della corruzione e del magna-magna che ancora oggi viviamo! Il PSI, che aveva vissuto sempre di un complesso di inferiorità rispetto al PCI, dopo una cocente sconfitta sotto la guida di Manca, si risollevò con Craxi e il suo indubbio carisma, per rimestare poi nella cacca come e insieme agli altri! Aveva giocato a suo favore anche quel simpaticone del Presidente Pertini che fu molto amato dalla gente. Vi ricordate quando in TV chiese perentoriamente chi si fosse messo in tasca i soldi del Belice? Massimo Troisi ne fece una gag storica ed esilarante! Intanto PRI, PLI, PSDI, ecc... non erano che gregari della Balena Bianca DC, altrettanto corrotti e corruttibili e la sostenevano qua e là. Si vide quando scoppiò Mani Pulite. Quindi, caro Berluska non venirci a raccontare la Storia tutta diversa da quella che fu. E' ovvio che dopo Mani Pulite il PCI-PDS-DS e con lui tutti quelli che ideologicamente avevano perso la guerra della Storia ma che erano rimasti puliti, volessero finalmente fare qualcosa per questo paese (compresa la sparuta minoranza dei post-fascisti che poi saranno fatti a pezzi e svenduti al mercato delle vacche da un Fini). Poi ognuno può avere le sue sacrosante idee, ma questa e solo questa è stata la realtà di allora. Non ti ergere a salvatore della Patria e dei liberali onesti, se tu stesso sei sceso in politica solo per non finire in galera!
venerdì 22 marzo 2013
Ho fatto i conti col mio cuore
Proprio non so più come dire
qui freddo e dritto nelle scarpe
sempre disposto a sanguinare
anche a morire
il cuore è stato il mio padrone
ma se non serve più parlare
che gran dolore
guardo le labbra che si muovono
ma non si toccano le guance
e non lo chiedo neanche agli occhi
perché non vedo più il confine
a cosa serve ora parlare
senti la pioggia
guarda le mani
ti dico che non c'è niente
che fa male come il silenzio
mi sono fatto anche ingannare
rompendo i pugni su quei sassi
ma ho fatto i conti col mio cuore
cerco un sorriso
e conto i passi lungo il mare.
Ettore Tangorra 2013
qui freddo e dritto nelle scarpe
sempre disposto a sanguinare
anche a morire
il cuore è stato il mio padrone
ma se non serve più parlare
che gran dolore
guardo le labbra che si muovono
ma non si toccano le guance
e non lo chiedo neanche agli occhi
perché non vedo più il confine
a cosa serve ora parlare
senti la pioggia
guarda le mani
ti dico che non c'è niente
che fa male come il silenzio
mi sono fatto anche ingannare
rompendo i pugni su quei sassi
ma ho fatto i conti col mio cuore
cerco un sorriso
e conto i passi lungo il mare.
Ettore Tangorra 2013
sabato 16 febbraio 2013
Là dove tornano i pensieri
Tornerò là
dove c'è tutta quell'erba
quell'erba profumata
da sognare anche domani
e da toccare
con le mani fredde
che solo ora si scaldano al sole
quando il sangue riprende a girare
e il cuore a sfiorare
il pensiero di te
solo per non morire ancora
aspetta ora, guardami
un momento d'amore
vuole dire un ricordo di felicità
quando domani
torneremo a scaldarci le mani
quando saranno i pensieri a fuggire
dalle tasche fredde del cuore.
Ettore Tangorra 2013
dove c'è tutta quell'erba
quell'erba profumata
da sognare anche domani
e da toccare
con le mani fredde
che solo ora si scaldano al sole
quando il sangue riprende a girare
e il cuore a sfiorare
il pensiero di te
solo per non morire ancora
aspetta ora, guardami
un momento d'amore
vuole dire un ricordo di felicità
quando domani
torneremo a scaldarci le mani
quando saranno i pensieri a fuggire
dalle tasche fredde del cuore.
Ettore Tangorra 2013
martedì 29 gennaio 2013
TARGHE AUTO E DINTORNI...La mia passione nacque che ero molto piccolo. Non la capivo neanche io, e mi rendevo conto di viverla in modo molto diverso rispetto ai tanti comuni targofili e collezionisti. Semplicemente un giorno, riflettendoci sopra capii che tutto era nato da quando osservando un modello di auto (le auto mi sono sempre piaciute) la mia percezione di quel modello bello o brutto che fosse cambiava molto a seconda della targa che.vi era avvitata sopra! Ma com'era possibile che un tale dettaglio che si direbbe puramente marginale o burocratico potesse farmi cambiare idea su un modello o un altro? Ci riflettei a lungo, fattosta' che cosi' e' sempre stato e io stesso non me lo spiego ancora oggi.
Il nostro paese in tantissimi campi manifesta chiaramente enorme estrosità, fantasia, creatività ma anche tanta paura di cambiare - siamo molto conservatori infondo - e la nostra proverbiale italica fantasia si combina spesso con l' inimitabile arte dell'incompetenza arrogante e ottusa, protetta dal potere formale fornito dallo Stato in forma di grado militare o titolo accademico, titolo di dottor, cavalier, commendator, colonnello, prefetto, eccellenza ecc...ecc... A tale formalismo spagnolesco da secolo XVIImo non corrisponde mai nulla di concreto, questo si sa. Siamo fantasiosi quando vogliamo, come privati cittadini, ma come Nazione o come apparato burocratico no, assolutamente no, lo sappiamo bene ancora oggi, anzi questa nostra fantasia allora diventa arzigogolo barocco senza sostanza, formalismo fine a se stesso. Per fare solo un esempio banale: i nostri carabinieri e poliziotti sono costretti ancora oggi a girare vestiti in giacca e cravatta come in un'operetta logora e sbiadita, sovraccarichi di orpelli, bandoliere, impedimenti, stemmi, distintivi, solo per non far "sfigurare" uno Stato che, nato pochissimi anni fa - siamo più giovani degli USA - non riesce mai ad essere efficiente e sicuro di sé, snello, scattante, moderno e competente. Figurarsi se nel campo del Codice della Strada poteva essere diverso.
Si fanno le cose una prima volta, e magari in linea di principio ci si ispira bene, ma poi ci si ripensa, bisogna comunque aggiornarsi e tenere il passo coi tempi, con le pressioni europee, e ci si arrovella, ci si rimette mano, si aggiungono postille, articoli, precisazioni, si perde di vista il tutto e ci si ritrova in mano un mostro che non si sa più come maneggiare. Allora poi ecco che bisogna rifare tutto da capo, ma con la paura tipica dei conservatori di cancellare, di fare tabula rasa, con la paura di perdere qualcosa di buono, e il mostro intanto cresce sempre di più e ci sfugge dalle mani inevitabilmente. Non solo: si fa anche peggio perché senza accorgersene si duplicano, triplicano o quadruplicano le cose invece di semplificarle. Eh certo, bisogna anche dare retta a tutti gli interessi di casta e corporativi, a tutte le clientele pubbliche e private che nel frattempo sono sorti intorno ad un argomento, ad una autorità, ad un potere. In Italia è così che vanno le cose in ogni campo.
Posso dire di aver vissuto ormai diverse epoche di questo paese, a cominciare da quella del boom economico degli anni sessanta, quando da paese di grandi masse contadine e operaie, con pochi borghesi e aristocratici terrieri e pochissimi automobilisti-amatori, ci si trasformò nel giro di un paio di decenni o anche meno - cosa per altro mai avvenuta così rapidamente in tutta la storia dell'Umanità - in paese di grandi masse di aspiranti a piccolo borghesi, possibilmente possessori di patente di guida e veicolo nuovo fiammante. In quegli anni questo è avvenuto in tutto il mondo occidentale, non solo da noi, ma in Italia, complice la Fiat, forse la cosa è stata ancora più paradossale. Non voglio negare ora i benefici dell'industrializzazione e della conseguente nascita del consumismo di massa - certamente no - tuttavia in questo rapidissimo passaggio noi, già Nazione unitariamente giovanissima, perdevamo in fretta e furia lo smalto che secoli di Storia, Arte e Scienza ci avevano pennellato addosso, pur essendo fin qui civiltà agricola e pastorale che si era affacciata in ritardo di due secoli rispetto ad altri popoli alla ribalta della Rivoluzione Industriale. A pensarci bene l'Umanità intera mai nella sua Storia aveva sin qui fatto un salto così veloce, nel bene come nel male.
Tutto cambiò rapidamente e per sempre, e non si faceva a tempo a seguire una moda venuta magari dall'Inghilterra - che allora la chiamavamo così, mica Regno Unito come oggi - oppure dagli USA, che subito ne spuntava fuori un'altra e non facevamo che bruciare le tappe in un dopoguerra prolungato dove andava tutto bene, da Kennedy a Marx, da Ho-Chi-Minh e Mao-Ze-Tung fino al reverendo Jackson, dai Beatles a Bob Dylan, dal PCI alla DC nemici-alleati, passando per i fratelli yugoslavi "non allineati con Mosca" a cui vendere jeans usati, mentre alla chetichella a Roma arrivavano le primissime avanguardie sparute di immigrati dalle ex-colonie dell'Africa orientale, mentre noi stessi ancora continuavamo ad andare in tutta Europa e in tutto il mondo a fare i minatori e i camerieri. C'era poi la Contestazione Generale, e le famiglie patriarcali che evaporavano dopo millenni di esistenza, e le Autorità civili e religiose che non capivano un accidenti o che capivano in ritardo e in ritardo e affannosamente cercavano di tenere il passo coi tempi. Ah se me li ricordo quei tempi lì !
Le targhe, sì le targhe delle auto erano ferme ancora al Fascismo. Prima che io nascessi, all'inizio del secolo, quando le auto erano pochissime ed erano per lo più carrozze a motore, si era imitata la Francia coi numeri per indicare le province (del resto le nostre province erano state create proprio in epoca napoleonica sul modello dei dipartimenti d'oltralpe); le targhe erano dunque a base provinciale, smaltate bianche coi numeri neri e rossi come quelle militari. Ma quando col Fascismo diventarono delle lavagnette nere - in tutta Europa erano per lo più nere tranne in Spagna, Belgio, Scandinavia e Germania - riportavano una settantina di sigle di province che tutti conoscevano e si faceva a gara ad indovinare e ad imparare e che ti parlavano di mondi distanti e diversi, di sapori lontani e contrastanti. Da Trapani ad Aosta, da Trieste a Lecce non c'erano quasi autostrade, solo strette provinciali o statali, pericolose e inadeguate al traffico crescente dove si mescolavano autocarri da 30 Km/ora - che di più non facevano - e spider della Lancia o della Alfa Romeo per pochi piccolo-borghesi rampanti e indisciplinati. Poi le Bianchine o le 500 e le 600 dei piccolissimo-borghesi e degli operai ex-contadini zappatori. Non esisteva ancora il concetto di auto da città o da fuori città, così come nessuno si sognava di lamentarsi dell'inquinamento, in città che si scaldavano ancora a carbone o a gasolio. Mi ricordo bene la casa di mio nonno a Milano con lo scivolo per il carbone nel seminterrato. E le auto trovavano sempre parcheggio, perché ce n'era una ogni 50 o 100 metri, non di più. Nei piccoli paesi poi per leggere qualche targa e capire in che provincia ti trovavi, beh non era davvero facile sai? Io da bambino mi divertivo a fare 'ste cose. Poi riconoscevo di notte i fari dell'auto che seguiva quella di papà schiacciato sul lunotto posteriore, che allora i modelli non erano poi così tanti.
Per andare da Milano a Rapallo ci mettevi 4 ore e mezza se ti andava bene, stando dietro in doppio senso di marcia ad autocarri da 30 Km/ora. Quando ci trasferimmo a Roma, per andare da Roma a rapallo era un'avventura in piena regola, con tutto il sapore di attraversare mondie continenti diversi: dal Lazio alla Maremma, poi la Versilia, il passo del Bracco e la Liguria, tutto lungo la meravigliosa ma mortale e pericolosa Aurelia, la SS1 ! La gente non aveva disciplina. oggi sembriamo svedesi pur nel nostro chaos... allora c'era chi sorpassava e suonava da tutte le parti e non se ne parlava di usare le frecce o di rispettare limiti di velocità. Le cinture di sicurezza non le avevano neanche le Volvo allora !
Si cominciavano però a vedere tante targhe straniere in giro. il Turismo ! Che bello il Turismo che mi faceva sognare e fantasticare di paesi diversi e lontani. Allora anche andare in Francia o in Austria o in Svizzera o in Spagna voleva dire fare un salto in un pianeta completamente diverso. Non c'era l'omogeneizzazione che c'è oggi, che neanche ti accorgi se cambi paese. Cambiava tutto, dalle targhe delle auto appunto, ai modelli di auto che erano molto "nazionali" da paese a paese, poi le strisce sull'asfalto e la segnaletica tutte diverse dall'Italia. C'era l'obbligo - che è continuato fino al '99 - di apporre il famoso ovale con la sigla nazionale se si andava all'estero, perché in Europa, tranne gli Staterelli da operetta come San Marino, Monaco o Andorra, nessuno ha mai scritto sulla targa il nome della Nazione. Boh, chissà perché.
Sono grato a mio padre di avermi fatto viaggiare tanto in auto durante quei primi anni di infanzia e adolescenza. Poi quel gusto lì non l'ho più perduto.
Quelle lavagnette nere appunto, che avevamo ereditato dal periodo della Guerra e che le producevano i ciechi, non i cecoslovacchi, proprio i ciechi dell'Istituto dei Ciechi che per un certo periodo vi apponevano anche il loro marchio al posto della successiva stelletta della Repubblica. Non mi piacevano le targhe anteriori italiane: erano ridicole, troppo microscopiche e inutili dai! Qualcuno dei miei amici diceva che era meglio così per non sciupare il "design" del muso delle Alfa Romeo o delle Fiat, ma questa cosa qui io non l'ho mai capita, forse perché per me allora era più importante la targa che l'auto in sé ! Ed era proprio vero, perché pur piacendomi le auto e possedendo una bella collezione di macchinine di varie scale - mentre mio fratello, di diversa scuola di pensiero, preferiva i soldatini - in ogni caso ero più interessato a quello che una semplice targa mi poteva raccontare che non al modello di auto in sé. Certe passioni come si fanno a spiegare? Non si può, anche perché tut stesso noncapisci da dove viene l'amore per i francobolli o per gli aeromodelli, piuttosto che per le targhe automobilistiche. Anche le nostre targhe posteriori ad un certo punto - diciamo all'inizio degli anni settanta - cominciarono a venirmi a nausea. Innanzitutto non capivo perché in quasi tutti gli altri paesi europei ci poteva essere l'opzione "quadrata" o "rettangolare" mentre da noi ci si era sclerotizzati su questa lavagnetta quadrata che ormai era più adatta al sederino di un vettura anni cinquanta che non ad un Citroen DS o ad una Opel Rekord. L'unico brivido di novità era stata l'aggiunta di lettere ai numeri allorquando nella provincia di Milano prima e poi in quella di Roma si superò il milione di targhe stampate a partire dagli anni venti. Anche qui: ma possibile che non potevano ristampare e riassegnare i numeri una volta che le auto degli anni venti, trenta e quaranta erano state rottamate? Mah, poca elasticità italica in queste cose, paura di cambiare, sclerosi della burocrazia ! Comunque da quell'epoca in poi il tempo cominciò a correre sempre più veloce - anch'io mi facevo ormai grandicello - e la burocrazia italiana invece avrebbe proceduto alla velocità di un bradipo ancora per molto...
Ad un certo punto anche i miei orizzonti di ragazzo si erano allargati viaggiando per l'Europa e facevo sempre più confronti, ma non solo riguardo alle trghe auto, anche riguardo al fatto che il mercato si era ormai allargato e le stesse vetture o quasi si trovavano un po' dovunque, e il loro numero era costantemente e inesorabilmente aumentato: io c'ero quando lungo la via Cristoforo Colombo da Roma Eur ad Ostia Lido si formavano le prime gigantesche code di allegri gitanti verso il mare e viceversa. Io c'ero quando le Giulia grigio-verde delle allora Guardie di Pubblica Sicurezza sfrecciavano con le sirene a"lamento di gatto" per la città. E anche quando si videro i primo cellulari - che non erano telefonini - ovvero i mezzi carichi di poliziotti che presidiavano le piazze durante i comizi politici e le manifestazioni violente. Io c'ero quando scoppiavano le bombe e volavano le manganellate e non solo a Roma. C'ero quando nonostante la crisi petrolifera e l' "Austerity" davanti a casa mia non si riusciva più a parcheggiare e bisognava inventarsene di ogni pur di riuscirci, io c'ero. Nel frattempo cambiava anche il Codice dalla Strada e si raffazzonavano aggiunte e aggiornamenti vari per stare al passo con gli altri paesi, anche se per una patente o per una semplice immatricolazione bisognava passare prima a raccomandarsi a Santa Maria degli Angeli e avere una pazienza infinita di mesi e mesi, roba da meditazione trascendentale. Sarà così ancora per molti e molti anni e ancora oggi non è cambiato proprio tutto...
Nel '74 io stavo per diplomarmi al liceo e già fantasticavo su una improbabile macchinetta tutta per me che non fosse quella di papà - essendomi anche appena patentato da privatista alla Motorizzazione Civile - quando ecco apparire all'orizzonte una novità eclatante: forse le targhe auto sarebbero cambiate! Per la miseria, una vera rivoluzione per un paese com l' Italia! Ero eccitatissimo perché erano mesi che sui numeri della collezione di Quattroruote di papà si susseguivano in sordina voci di un cambiamento. Dapprima erano apparsi strani e misteriosi articoli su fantomatici progetti delle teste pensanti dell'Intellighenzia nostrana riguardo a "nuove targhe" che a prima vista sembravano veri enigmi che andavano a complicare le cose invece che semplificarle, poi via via i dati che riuscivo a desumere dalle riviste - allora Internet era solo nei film di Spazio 1999 o Startrek - si fecero sempre più precisi, finché il tutto si tradusse nella classica montagna che stava per partorire un topolino, ovvero alla fine non cambiò un accidenti di niente, soltanto furono fornite ai primi eccitatissimi automobilisti di quell'anno sabbatico le nuovissime targhe in... tre pezzi!!! Sì, sì avete letto bene, proprio in tre pezzi invece che nei canonici due - targa anteriore e posteriore - una roba da perderci la testa... Cosa si erano inventati gli esimi ingegneri presumibilmente laureatisi a San Pietro in Vincoli col massimo del voti e poi rifugiatisi nei meandri sello Stato grazie alle solite amicizie e raccomandazioni? Al prezzo di costosi studi e consulenze pagate profumatamente essi si erano inventati: 1) la sigla della provincia posteriore in arancione su plastica nera - cosa mai vista neanche nell'isola di Tortuga - sì perché dimenticavo di dire che dalla metà degli anni sessanta le targhe erano fabbricate in una pessima plastica deformabile dal calore - poi 2) targa anteriore ridicola, rimasta come prima, e 3) novità delle novità anche questa prima mondiale assoluta, il numero tutto in un pezzo a caratteri bianchi e la sigla della provincia posteriore in doppia versione da porre di lato per targa rettangolare lunga o da porre di sopra per targa quadrata, nel senso che ne sceglievi una versione in base alla tua auto e il terzo pezzo che avanzava lo buttavi. Sì lo buttavi via letteralmente, oppure ti girava per casa per anni !!! Una roba da pazzi. Io direi una grossissima puttanata, scusate, permettetemi.
Tralascio il penoso capitolo "targhe diplomatiche e degli escursionisti esteri" perché si tratta di un bruttissimo e quasi pornografico capitolo della storia patria per chi abbia avuto la disgrazia di vederle.
Eh va bè, comunque sia superammo anche la crisi petrolifera quell'anno comprando biciclette, monopattini e skate-board... Tuttosommato anche le auto di fabbricazione straniera stavano meglio con la versione rettangolare della targa posteriore, anche se a me continuava a sembrare più uno di quegli optionals da tuning per tamarri di periferia piuttosto che una cosa seria...comunque ognuno la pensa come vuole.
C'era ancora il terrorismo, eccòme se c'era, e non escludo che tutto ciò abbia favorito ancora di più la produzione e l'assemblamento di targhe false da rapina o attentato in quel periodo storico. Anzi ne sono quasi certo. I trattori agricoli e le moto continuavano come se nulla fosse ad avere le targhe tradizionali quadratine piccine piccine, bianche e verdi per i mezzi agricoli e bianche e blù per le moto. Gli scooter ancora viaggiavano allegri e sereni siccome biciclette senza ombra di qualsivoglia targa o contrassegno.
Furono le forze dell'ordine e le forze armate che cominciarono a sperimentare qualcosina di un po' più innovativo. Probabilmente erano i primi saggi del futuro, e per futuro intendo la seconda grande svolta del 1984-85, ma ora è ancora presto per parlarne. Le brutte targhe del periodo '74-'85 circoleranno ancora per tantissimi anni, anche perché c'era stata la crisi e la gente non cambiava l'auto spesso, mio papà le teneva per 10 o 15 anni almeno, erano auto più robuste e durevoli rispetto all'usa e getta di oggi. Noi che avevamo cambiato città avevamo dovuto cambiare anche le targhe delle auto. Sì perché la cosa assurda era anche questa. lo Stato presumeva che uno che nascesse in una provincia poi vi vivesse per tutta la vita ed infine vi morisse pure, mentre invece non era più così da un pezzo, anzi c'era molta più mobilità sociale e geografica delle persone e delle famiglie, anche per una questione di lavoro, e 'sta storia di legare le targhe auto alla residenza dei veicoli era ormai già largamente obsoleta. ma evidentemente non per i nostri solerti e coscienziosi burocrati. Così ci guadagnavano in tanti ad ogni cambio obbligato, dal notaio - che l'auto era ritenuta dalla legge un bene mobile registrato come una nave o un aeromobile !!! - all'agenzia di pratiche auto, agli uffici della Motorizzazione con bolli e bollini, tasse e imposte... il tutto era poi condito dal proverbiale campanilismo che è proprio dell'Europa. Ancora oggi, soprattutto in Germania, ci tocca sentire polemiche ogni volta che viene tolto dalle targhe il riferimento al misero villaggetto sconosciuto, allo sperduto borgo natìo, alla piccola e ai più sconosciuta provincia... mah.
La prima macchina tutta mia, la ebbi solo nell' 83 grazie ai soldi guadagnati lavorando presso lo studio di un architetto a Milano. Era una Citroen Dyane 6 del '77 che aveva percorso 96.000 kilometri, ma a me sembrava un sogno. La sua targa era GE 690016 in formato rettangolare lungo. La targa non l'avevo dovuta cambiare per fortuna perché in quel periodo ero residente a Rapallo. Quante gite che feci in lungo e in largo in Italia e all'estero. Consumava pochissimo, era veloce e robusta, morbida, spaziosa e divertente, unica pecca c'era da augurarsi di non farci mai un incidente grave, perché aveva la consistenza di una lattina di Coca Cola! Le utilitarie francesi erano così, a partire dalla mitica 2Cv degli anni cinquanta da cui la Dyane derivava direttamente. L'avevo pagata Lit. 1.000.000, era di color rosso-arancio con un bel tettuccio che si apriva completamente d'estate. C'era già anche la cintura di sicurezza che allora non era molto diffusa. Quando tornai a Milano, nei primi anni ottanta, essendo vicino al confine facevo tante gite oltralpe quando potevo. Conservo tante foto di quel periodo: era un epoca di passaggio tra gli anni settanta e la modernità, ma a vedere oggi le auto che circolavano allora viene da sorridere. Si cominciava a parlare seriamente di Mercato Comune, di Europa Unita e cose del genere, anche se le differenze tra i paesi erano ancora marcate. Negli anni ottanta c'era un'aria nuova, dalla musica alla moda, dal nascente made-in-Italy alla politica e al cinema, ed io lo ricordo come un periodo di lavoro, di ottimismo e speranza nonostante il perdurare della guerra fredda. Fu il periodo dei miei primi amorazzi importanti e delle gite con la ragazza in montagna o al mare. I mezzi pubblici nelle città erano in generale ancora vetusti e altamente inquinanti, come del resto tutte le auto e le moto. Si iniziava appena a parlare di targhe alterne e di inquinamento acustico e dell'aria, anche se scoppiò allora la nefasta moda dei terrificanti e affumicanti motori diesel. Ancor'oggi quando ne incrocio uno sto molto alla larga sebbene sappia che la tecnologia qualche passo avanti l'ha pur sempre fatto, comunque... Io infatti di auto diesel non mi sono mai sognato di averne. Oggi sono passato al Gpl, ma è tutto un altro discorso.
In quegli anni o appena prima mi era capitato di viaggiare oltrecortina, ossia nei paesi del socialismo reale. Quando andavi lì in quei paesi ti accorgevi che forse l'Italia pur coi suoi problemi, non era poi tanto messa male. Le auto che tanto ci fecero ridere all'indomani del crollo del muro di Berlino io le avevo già viste in Ungheria o Yugoslavia. le targhe erano tristi, piccole, fatte male, di materiale scadente e molto burocratiche e impersonali, quasi tutte uguali coi gruppi di numeri a due a due separati da trattini. Era più o meno lo stesso in tutti quei paesi. Persino l'Austria, paese occidentale, continuò fino alla fine degli ottanta ad adottare le targhe nere, strette e alte che derivavano dall'occupazione alleata dopo la Guerra. le stesse targhe le aveva anche la Germania ma le aveva cambiate con un modello più moderno già alla fine dei cinquanta. La vecchia Inghilterra proseguiva con le sue targhe vecchio stile a cifre e numeri grossi, col solo cambiamento di colore che da nero stava diventando giallo come in Francia. Anche il Portogallo o Malta avevano delle targhe nere molto "british" e le conservarono ancora per molti anni. Spesso la targa rifletteva anche i legami storici, culturali, economici o coloniali con una nazione dominante.
Gli svizzeri invece si distinguevano con le stesse identiche targhe personali, cioè legate al proprietario, che hanno ancora oggi coi due scudetti e la sigla del Cantone di residenza, anche se oggi ne stanno studiando di "nazionali" essendo arrivati alcuni Cantoni come Zurigo al numero 999 999. C'è da dire che le principali scuole di pensiero in materia di immatricolazione sono sempre state due o tre: la scuola "nazionale", come quella che attualmente vige in Italia, senza riferimenti geografici, la scuola "personale" che vige da sempre in Svizzera, UK, Belgio ed altri, dove la targa è legata alla persona e si conserva nel tempo su tutte le vetture nuove, e la scuola diciamo "provinciale" - così com'era in Italia fino al '94 o in Francia fino al 2009 - che è quella che sta perdendo terreno ultimamente. Non voglio scendere troppo nei particolari per non appesantire la mia prosa, tuttavia dirò che da appassionato un po' rimpiango il periodo dove c'era tanta varietà di scuole e di stili da paese a paese. Oggi in Europa si sta andando forse verso una eccessiva omogeneizzazione e ormai non c'è più gusto!!! Siamo arrivati al punto che le targhe sono talmente simili da distinguersi solo per la sigla nazionale sulla banda blù a sinistra. Ma torniamo agli anni ottanta: nella Milano da bere, delle bustarelle e del benessere, dell'ultima emigrazione italiana e della prima forte immigrazione straniera, in quella Milano lì imparai il gusto del lavoro e dell'indipendenza. C'era molto ottimismo, si pensava davvero che non ci fossero limiti alla crescita economica, alla borsa, al turismo che ci stava rendendo un popolo di viaggiatori e transnavigatori intercontinentali con le tasche piene di soldi. Era il periodo anche dell'effimero, dell'usa e getta, anche in campo automobilistico, l'auto era diventata un "elettrodomestico", un bene di consumo come tutti gli altri e non più un bene durevole di investimento. Una sera dell'inverno dell' 85 inaspettatamente, nel traffico concitato del sabato sera a Milano, verso l'ora di cena, cosa mi appare davanti? Mi appare una Lancia Delta nuova di zecca con targhe bianche mai viste. la inseguo letteralmente a rischio della mia stessa incolumità e quella della ragazza che mi sedeva a fianco, cerco di raggiungerla: sì è proprio una targa italiana di Como, modello '74, ma è bianca e retroriflettente, com'è che non ne sapevo nulla e non avevo letto nulla da nessuna parte? Mah, vedrai che sarà un prototipo sperimentale, andiamo a casa va là che è meglio. In realtà nei giorni successivi ebbi altri eccitanti avvistamenti in corso Buenos Aires, in particolare la targa di Treviso di un camion nuovo, e a quel punto volli andare a fondo della questione anche perché era ormai evidente che non poteva trattarsi di prototipi sperimentali. Strano però che mi fosse sfuggita la notizia sui giornali...
Da maniaco malato andai agli uffici della Motorizzazione e vidi le eccitanti scatole piene di coppie di targhe nuove impacchettate nel cellophane pronte per le immatricolazioni di giornata. Che tripudio per un appassionato come me. Nessuno mi può capire lo so, non mi capisco neanche io. Era ormai certo che il modello '74 dopo dieci anni aveva avuto una netta evoluzione passando dalla plasticaccia riciclata all'alluminio retroriflettente, e, novità nella novità, anche la targa anteriore aveva assunto delle dimensioni congrue, identiche a quelle delle targhe forze armate o della Polizia.
Fu davvero il primo step di rilievo, una botta di vita per la burocrazia italiana conservatrice e stitica. L'unica pecca era che rimanevano pur sempre gli assurdi tre pezzi di cui uno andava buttato via. Inoltre nel tempo si vedrà che essendo la targa posteriore composta di due pezzi, quasi sempre dopo cinque anni al massimo le due parti assumevano tinte diverse e stadio di consunzione diverso... evabbè, che ci vogiamo fare, non si può avere tutto nella vita no? Del resto anche fuori casa, ad esempio in Belgio o in Svizzera dove si eredita da sempre la targa di padre in figlio, essendovi un regime personale, circolavano targhe ben fatte in origina ma molto malconce dopo anni di usura, e su vetture nuovissime! Anche noi pare che passeremo presto al regime personale della targa che diventerà come il codice fiscale dell'individuo e si trasferirà da un'auto vecchia ad una nuova. Speriamo di non vedere dei rottami di targa tra qualche anno, montate su auto appena uscite dal concessionario, o che perlomeno ci diano la possibilità di sostiruirle dopo un po' di anni di uso con delle repliche identiche ma nuove. negli anni ottanta le strade e le autostrade cominciarono ad aumentare e migliorare - mentre le ferrovie erano in pauroso ritardo di almeno vent'anni - e anche le norme sulla circolazione cominciarono ad adeguarsi ad un certo standard di sicurezza, anche se in ogni caso si sa che in Italia guidavano, guidano e guideranno quasi tutti come storditi o pazzi da legare senza una via di mezzo.
A Milano saltò fuori proprio nell'85 che tantissimi furbetti-facce-da-maiale le patenti se le erano sempre comprate senza neanche conoscere i segnali stradali e questa fu una delle prime volte in cui tutta la delinquente superficialità di questo paese emerse in pieno. Di scandali ce ne saranno talmente tanti negli anni successivi, e in ogni campo, che siamo asuefatti a qualsiasi obbrobrio. Ad ogni buon conto la mia prima targa provinciale bianca retroriflettente la ebbi l'anno dopo acquistando una delle ultime Citroen 2Cv in produzione, me la ricordo bene, era MI 61309Z montata in formato rettangolare lungo, e il terzo pezzo per fortuna non lo ebbi mai tra i piedi perché essendo un'auto nuova se lo tenne il concessionario. Questi assurdi pezzi avanzati contenenti sigle di provincia saranno protagonisti negli anni successivi anche di innesti alla Frankestein del tipo MI 34561L oppure NA A87765 sì, sì è la verità, non ci credete?
Oltertutto pochi sanno che il motivo per il quale persino sul modello di targa più recente - quello nazionale del '99 con le due fasce blu ai lati - i buchi a destra della targa posteriore sono sfalsati di qualche centimetro, deriva proprio da quell' "epoca della targa in tre pezzi" che durò per ben vent'anni dal '74 fino al '94 nelle due versioni nera e arancione ('74 /'85) e bianca riflettente ('85/'94). In quegli anni stava pian piano scomparendo in tutta Europa la moda delle targhe nere un po' vecchiotte tranne forse in Gran Bretagna dove essendo personali venivano tramandate anche da padre in figlio. Ancora nell'88 in Portogallo erano così, e anche nella vicina Austria e resistevano in Francia accanto a quelle gialle. Nere erano ancora nella Polonia comunista, mentre persino l'URSS era passato a quelle bianche retroriflettenti. La banda blù con la sigla della Nazione era di là da venire, bisognerà aspettare qualche legge dell' UE dai primi anni '90 in poi. L'Europa degli anni novanta cambia molto: c'è stato il crollo del blocco dei paesi comunisti che ora guardano al Continente come ad un approdo per il futuro, c'è la lunga e sanguinosa guerra dei Balcani dove gli ex "compagni" si massacrano come ai tempi della seconda Guerra mondiale, c'è l'affacciarsi del terrorismo islamico che fa dimenticare il nostrano terrorismo politico ormai pressocché scomparso, e nuovi importanti trattati cercano in questi anni di integrare sempre di più i paesi europei in quella che ora non si chiama più Comunità Europea ma diventa Unione Europea. Come si dice, la Storia si rimette in moto e da allora accelera di brutto.
Nel frattempo mi ero trasferito in campagna e mi era nata una figlia dunque avevo ben'altro da pensare, dunque per una decina d'anni abbandonai un po' questo mio hobby. Mi stavo comunque un po' disamorando proprio perché già allora, da esperto, intravedevo l'inesorabile omogeneizzazione alla quale saremmo prima o poi arrivati.
Non c'è un motivo davvero valido per preferire fondi chiari a fondi scuri nel campo delle targhe auto: gli stessi esperti sono ancora discordi, anche perché una volta che il materiale sia retroriflettente e moderno, non è dimostrato affatto che il colore del fondo sia importante. Nel '94 cambiarono parecchie cose: col nuovo codice del '93 persino le tipiche strisce gialle ai lati delle carreggiate divennero bianche come in quasi tutto il continente, e le strisce gialle da allora sono usate solo nelle aree di cantiere, poi cambiarono anche alcuni cartelli stradali come ad esempio lo "Stop" che divenne simpaticamente come l'avevamo sempre visto nei fumetti americani, cioè poligonale e rosso, e infine oltre a molte altre cose si abolì la targatura per provincia e si introdusse quella "nazionale" in modo da poter evitare assurde, inutili e dispendiose "ritargature" in caso di trasloco da un provincia all'altra. Fu un bene a mio modesto parere, alla faccia dei soliti irriducibili e un po' ottusi campanilisti di sempre. In più, finalmente ti consegnavano due pezzi di targa come in tutto il mondo, ovvero una targa anteriore e una posteriore e basta. Il risultato fu per i primi cinque anni un po' anonimo, è vero, ma poi nel '99 con l'aggiunta della fascia blu e la sigla "I" sotto la bandiera europea e con un diverso carattere tipografico un po' più deciso, andò un po' meglio. Anche qui ovviamente c'era una pecca, ed era che invece di fermarsi lì le nostre teste pensanti si inventarono pure una seconda fascia blù a destra dove avremmo dovuto aggiornare su base puramente volontaristica e non obbligatoria la sigla di provincia e l'anno di immatricolazione, col risultato che a tutt'oggi tale fascia supplementare non è considerata da nessuno - volendo i più giustamente mantenere l'anonimato - e rimane nell' 80% dei casi completamente vuota ! Non dico che noi siamo gli ultimi della classe solo perché soltanto i francesi qualche anno dopo nel 2009 riusciranno a fare anche di peggio quando abolirono i numeri dei dipartimenti e imitarono in tutto e per tutto la nostra targa nazionale - con la sola differenza dei trattini - rendendo però obbligatorio sulla fascia a destra il simbolo della regione e il vecchio storico n°di dipartimento che, si badi bene, non corrisponde per forza alla realtà, ma può essere scelto secondo il gusto del proprietario, per la serie che abito a Parigi ma indico sulla mia targa la Regione Guadelupe e un suo vecchio dipartimento così, solo per personalizzare! - anche se in Guadelupe non ci sono mai stato in tutta la mia vita - Direi pazzesco, peggio che da noi 'sta volta no? vedi che non tutto il peggio succede in Italia?
Nel frattempo ad esempio la Germania è ancor'oggi dopo l'unificazione alle prese con un sistema provinciale assurdo e complicatissimo - supportato solo dalla loro proverbiale organizzazione - composto di centinaia e centinaia di piccole province che affollano persino con tre caratteri ciascuna le loro povere targhe, solo per indicarne una!!! La grande Polonia segue la stessa follia, un'altra assurdità europea. I piccoli cugini austriaci li hanno voluti imitare e anche loro abbandonando un sistema abbastanza semplice per ingarbugliarsi in un sistema di piccolissime province davvero troppo esagerato per una nazione a dimensione regionale di neanche 9 milioni di abitanti. Oppure altri paesi piccolini come l'Ungheria ai quali basterebbe, date le dimensioni, l'attuale targa nazionale come in Svezia o Danimarca, ma invece no, si stanno inventando per il futuro arzigogolati e barocchi sistemi su base localistica non giustificati se non da motivi di stupido e miope orgoglio di campanile !!!! E poi ce ne sono altre che vi risparmio... In questo clima, tutto sommato ce la siamo cavata meglio noi insieme a paesi come Spagna e Portogallo con sistemi semplici, puliti, adeguati ai due diversi paesi - uno grande e l'altro piccolino - ed efficaci, dimostrando molto più pragmatismo di tanti paesi del centro Europa. Certo che vien da pensare che se l'Europa anche nelle piccole cose come questa si muove così in maniera "baroccamente" diversificata e articolata, beh non si sa quanto lontano possa andare... Il pubblico italiano poi in genere è sempre un po' "bambino" e ingenuo in merito a queste cose e va sognando le targhe "americane" tutte colorate, variopinte e personalizzate... magari chissà, il futuro potrebbe essere quello là, anche se però ad un esame più attento bisogna notare che le targhe americane sono ormai troppo piccoline e fitte fitte di numeri, per essere lette agevolmente da 20 metri da un poliziotto o rilevate da telecamere. Lì vige l'usanza dell' "inseguimento" da parte dello Sceriffo - alla far-West - che da noi è molto limitata. Inoltre oggi la tendenza mondiale è semmai ad aumentare in senso europeo le dimensioni delle targhe: infatti è questo che sta succedendo in Australia ed anche nei paesi del Mercosur - Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, - dove è in atto la messa a punto di un progetto in senso più "europeo" come si vede dai prototipi che ho trovato su uno dei siti più completi e competenti del modo, il sito di FRANCOPLAQUE.
Speriamo vinca il buonsenso, staremo a vedere.
Ettore Tangorra 2013
Fiat 131 inizio anni '80 |
Fiat 600 degli anni '70 |
Fiat 600 anni '70. Mino Reitano si fece consegnare la targa MI.N0... forse nessuno se lo ricorda. |
Fiat 600, qui siamo ancora nei ruggenti anni '60 |
Citroen Dyane 6 Spécial del '77 |
Si fanno le cose una prima volta, e magari in linea di principio ci si ispira bene, ma poi ci si ripensa, bisogna comunque aggiornarsi e tenere il passo coi tempi, con le pressioni europee, e ci si arrovella, ci si rimette mano, si aggiungono postille, articoli, precisazioni, si perde di vista il tutto e ci si ritrova in mano un mostro che non si sa più come maneggiare. Allora poi ecco che bisogna rifare tutto da capo, ma con la paura tipica dei conservatori di cancellare, di fare tabula rasa, con la paura di perdere qualcosa di buono, e il mostro intanto cresce sempre di più e ci sfugge dalle mani inevitabilmente. Non solo: si fa anche peggio perché senza accorgersene si duplicano, triplicano o quadruplicano le cose invece di semplificarle. Eh certo, bisogna anche dare retta a tutti gli interessi di casta e corporativi, a tutte le clientele pubbliche e private che nel frattempo sono sorti intorno ad un argomento, ad una autorità, ad un potere. In Italia è così che vanno le cose in ogni campo.
Posso dire di aver vissuto ormai diverse epoche di questo paese, a cominciare da quella del boom economico degli anni sessanta, quando da paese di grandi masse contadine e operaie, con pochi borghesi e aristocratici terrieri e pochissimi automobilisti-amatori, ci si trasformò nel giro di un paio di decenni o anche meno - cosa per altro mai avvenuta così rapidamente in tutta la storia dell'Umanità - in paese di grandi masse di aspiranti a piccolo borghesi, possibilmente possessori di patente di guida e veicolo nuovo fiammante. In quegli anni questo è avvenuto in tutto il mondo occidentale, non solo da noi, ma in Italia, complice la Fiat, forse la cosa è stata ancora più paradossale. Non voglio negare ora i benefici dell'industrializzazione e della conseguente nascita del consumismo di massa - certamente no - tuttavia in questo rapidissimo passaggio noi, già Nazione unitariamente giovanissima, perdevamo in fretta e furia lo smalto che secoli di Storia, Arte e Scienza ci avevano pennellato addosso, pur essendo fin qui civiltà agricola e pastorale che si era affacciata in ritardo di due secoli rispetto ad altri popoli alla ribalta della Rivoluzione Industriale. A pensarci bene l'Umanità intera mai nella sua Storia aveva sin qui fatto un salto così veloce, nel bene come nel male.
Tutto cambiò rapidamente e per sempre, e non si faceva a tempo a seguire una moda venuta magari dall'Inghilterra - che allora la chiamavamo così, mica Regno Unito come oggi - oppure dagli USA, che subito ne spuntava fuori un'altra e non facevamo che bruciare le tappe in un dopoguerra prolungato dove andava tutto bene, da Kennedy a Marx, da Ho-Chi-Minh e Mao-Ze-Tung fino al reverendo Jackson, dai Beatles a Bob Dylan, dal PCI alla DC nemici-alleati, passando per i fratelli yugoslavi "non allineati con Mosca" a cui vendere jeans usati, mentre alla chetichella a Roma arrivavano le primissime avanguardie sparute di immigrati dalle ex-colonie dell'Africa orientale, mentre noi stessi ancora continuavamo ad andare in tutta Europa e in tutto il mondo a fare i minatori e i camerieri. C'era poi la Contestazione Generale, e le famiglie patriarcali che evaporavano dopo millenni di esistenza, e le Autorità civili e religiose che non capivano un accidenti o che capivano in ritardo e in ritardo e affannosamente cercavano di tenere il passo coi tempi. Ah se me li ricordo quei tempi lì !
Le targhe, sì le targhe delle auto erano ferme ancora al Fascismo. Prima che io nascessi, all'inizio del secolo, quando le auto erano pochissime ed erano per lo più carrozze a motore, si era imitata la Francia coi numeri per indicare le province (del resto le nostre province erano state create proprio in epoca napoleonica sul modello dei dipartimenti d'oltralpe); le targhe erano dunque a base provinciale, smaltate bianche coi numeri neri e rossi come quelle militari. Ma quando col Fascismo diventarono delle lavagnette nere - in tutta Europa erano per lo più nere tranne in Spagna, Belgio, Scandinavia e Germania - riportavano una settantina di sigle di province che tutti conoscevano e si faceva a gara ad indovinare e ad imparare e che ti parlavano di mondi distanti e diversi, di sapori lontani e contrastanti. Da Trapani ad Aosta, da Trieste a Lecce non c'erano quasi autostrade, solo strette provinciali o statali, pericolose e inadeguate al traffico crescente dove si mescolavano autocarri da 30 Km/ora - che di più non facevano - e spider della Lancia o della Alfa Romeo per pochi piccolo-borghesi rampanti e indisciplinati. Poi le Bianchine o le 500 e le 600 dei piccolissimo-borghesi e degli operai ex-contadini zappatori. Non esisteva ancora il concetto di auto da città o da fuori città, così come nessuno si sognava di lamentarsi dell'inquinamento, in città che si scaldavano ancora a carbone o a gasolio. Mi ricordo bene la casa di mio nonno a Milano con lo scivolo per il carbone nel seminterrato. E le auto trovavano sempre parcheggio, perché ce n'era una ogni 50 o 100 metri, non di più. Nei piccoli paesi poi per leggere qualche targa e capire in che provincia ti trovavi, beh non era davvero facile sai? Io da bambino mi divertivo a fare 'ste cose. Poi riconoscevo di notte i fari dell'auto che seguiva quella di papà schiacciato sul lunotto posteriore, che allora i modelli non erano poi così tanti.
Per andare da Milano a Rapallo ci mettevi 4 ore e mezza se ti andava bene, stando dietro in doppio senso di marcia ad autocarri da 30 Km/ora. Quando ci trasferimmo a Roma, per andare da Roma a rapallo era un'avventura in piena regola, con tutto il sapore di attraversare mondie continenti diversi: dal Lazio alla Maremma, poi la Versilia, il passo del Bracco e la Liguria, tutto lungo la meravigliosa ma mortale e pericolosa Aurelia, la SS1 ! La gente non aveva disciplina. oggi sembriamo svedesi pur nel nostro chaos... allora c'era chi sorpassava e suonava da tutte le parti e non se ne parlava di usare le frecce o di rispettare limiti di velocità. Le cinture di sicurezza non le avevano neanche le Volvo allora !
Ford Fiesta degli '80. Regione Autonoma della Valle d'Aosta. Nessuno se lo ricorda ma lì non esisteva e non esiste la Provincia di Aosta che fu soppressa molti decenni fa. |
Altra targa della Provincia di Milano degli anni '70, erano i pieni "anni di piombo" |
Un bel VW Maggiolone dei '70 preso in Liguria |
Una Punto della metà degli anni '80 (con Y finale inizierà la serie bianca) |
Targa modello '99 della Provincia Autonoma Alto Adige - Sued Tirol |
Si cominciavano però a vedere tante targhe straniere in giro. il Turismo ! Che bello il Turismo che mi faceva sognare e fantasticare di paesi diversi e lontani. Allora anche andare in Francia o in Austria o in Svizzera o in Spagna voleva dire fare un salto in un pianeta completamente diverso. Non c'era l'omogeneizzazione che c'è oggi, che neanche ti accorgi se cambi paese. Cambiava tutto, dalle targhe delle auto appunto, ai modelli di auto che erano molto "nazionali" da paese a paese, poi le strisce sull'asfalto e la segnaletica tutte diverse dall'Italia. C'era l'obbligo - che è continuato fino al '99 - di apporre il famoso ovale con la sigla nazionale se si andava all'estero, perché in Europa, tranne gli Staterelli da operetta come San Marino, Monaco o Andorra, nessuno ha mai scritto sulla targa il nome della Nazione. Boh, chissà perché.
Sono grato a mio padre di avermi fatto viaggiare tanto in auto durante quei primi anni di infanzia e adolescenza. Poi quel gusto lì non l'ho più perduto.
Quelle lavagnette nere appunto, che avevamo ereditato dal periodo della Guerra e che le producevano i ciechi, non i cecoslovacchi, proprio i ciechi dell'Istituto dei Ciechi che per un certo periodo vi apponevano anche il loro marchio al posto della successiva stelletta della Repubblica. Non mi piacevano le targhe anteriori italiane: erano ridicole, troppo microscopiche e inutili dai! Qualcuno dei miei amici diceva che era meglio così per non sciupare il "design" del muso delle Alfa Romeo o delle Fiat, ma questa cosa qui io non l'ho mai capita, forse perché per me allora era più importante la targa che l'auto in sé ! Ed era proprio vero, perché pur piacendomi le auto e possedendo una bella collezione di macchinine di varie scale - mentre mio fratello, di diversa scuola di pensiero, preferiva i soldatini - in ogni caso ero più interessato a quello che una semplice targa mi poteva raccontare che non al modello di auto in sé. Certe passioni come si fanno a spiegare? Non si può, anche perché tut stesso noncapisci da dove viene l'amore per i francobolli o per gli aeromodelli, piuttosto che per le targhe automobilistiche. Anche le nostre targhe posteriori ad un certo punto - diciamo all'inizio degli anni settanta - cominciarono a venirmi a nausea. Innanzitutto non capivo perché in quasi tutti gli altri paesi europei ci poteva essere l'opzione "quadrata" o "rettangolare" mentre da noi ci si era sclerotizzati su questa lavagnetta quadrata che ormai era più adatta al sederino di un vettura anni cinquanta che non ad un Citroen DS o ad una Opel Rekord. L'unico brivido di novità era stata l'aggiunta di lettere ai numeri allorquando nella provincia di Milano prima e poi in quella di Roma si superò il milione di targhe stampate a partire dagli anni venti. Anche qui: ma possibile che non potevano ristampare e riassegnare i numeri una volta che le auto degli anni venti, trenta e quaranta erano state rottamate? Mah, poca elasticità italica in queste cose, paura di cambiare, sclerosi della burocrazia ! Comunque da quell'epoca in poi il tempo cominciò a correre sempre più veloce - anch'io mi facevo ormai grandicello - e la burocrazia italiana invece avrebbe proceduto alla velocità di un bradipo ancora per molto...
Ad un certo punto anche i miei orizzonti di ragazzo si erano allargati viaggiando per l'Europa e facevo sempre più confronti, ma non solo riguardo alle trghe auto, anche riguardo al fatto che il mercato si era ormai allargato e le stesse vetture o quasi si trovavano un po' dovunque, e il loro numero era costantemente e inesorabilmente aumentato: io c'ero quando lungo la via Cristoforo Colombo da Roma Eur ad Ostia Lido si formavano le prime gigantesche code di allegri gitanti verso il mare e viceversa. Io c'ero quando le Giulia grigio-verde delle allora Guardie di Pubblica Sicurezza sfrecciavano con le sirene a"lamento di gatto" per la città. E anche quando si videro i primo cellulari - che non erano telefonini - ovvero i mezzi carichi di poliziotti che presidiavano le piazze durante i comizi politici e le manifestazioni violente. Io c'ero quando scoppiavano le bombe e volavano le manganellate e non solo a Roma. C'ero quando nonostante la crisi petrolifera e l' "Austerity" davanti a casa mia non si riusciva più a parcheggiare e bisognava inventarsene di ogni pur di riuscirci, io c'ero. Nel frattempo cambiava anche il Codice dalla Strada e si raffazzonavano aggiunte e aggiornamenti vari per stare al passo con gli altri paesi, anche se per una patente o per una semplice immatricolazione bisognava passare prima a raccomandarsi a Santa Maria degli Angeli e avere una pazienza infinita di mesi e mesi, roba da meditazione trascendentale. Sarà così ancora per molti e molti anni e ancora oggi non è cambiato proprio tutto...
Nel '74 io stavo per diplomarmi al liceo e già fantasticavo su una improbabile macchinetta tutta per me che non fosse quella di papà - essendomi anche appena patentato da privatista alla Motorizzazione Civile - quando ecco apparire all'orizzonte una novità eclatante: forse le targhe auto sarebbero cambiate! Per la miseria, una vera rivoluzione per un paese com l' Italia! Ero eccitatissimo perché erano mesi che sui numeri della collezione di Quattroruote di papà si susseguivano in sordina voci di un cambiamento. Dapprima erano apparsi strani e misteriosi articoli su fantomatici progetti delle teste pensanti dell'Intellighenzia nostrana riguardo a "nuove targhe" che a prima vista sembravano veri enigmi che andavano a complicare le cose invece che semplificarle, poi via via i dati che riuscivo a desumere dalle riviste - allora Internet era solo nei film di Spazio 1999 o Startrek - si fecero sempre più precisi, finché il tutto si tradusse nella classica montagna che stava per partorire un topolino, ovvero alla fine non cambiò un accidenti di niente, soltanto furono fornite ai primi eccitatissimi automobilisti di quell'anno sabbatico le nuovissime targhe in... tre pezzi!!! Sì, sì avete letto bene, proprio in tre pezzi invece che nei canonici due - targa anteriore e posteriore - una roba da perderci la testa... Cosa si erano inventati gli esimi ingegneri presumibilmente laureatisi a San Pietro in Vincoli col massimo del voti e poi rifugiatisi nei meandri sello Stato grazie alle solite amicizie e raccomandazioni? Al prezzo di costosi studi e consulenze pagate profumatamente essi si erano inventati: 1) la sigla della provincia posteriore in arancione su plastica nera - cosa mai vista neanche nell'isola di Tortuga - sì perché dimenticavo di dire che dalla metà degli anni sessanta le targhe erano fabbricate in una pessima plastica deformabile dal calore - poi 2) targa anteriore ridicola, rimasta come prima, e 3) novità delle novità anche questa prima mondiale assoluta, il numero tutto in un pezzo a caratteri bianchi e la sigla della provincia posteriore in doppia versione da porre di lato per targa rettangolare lunga o da porre di sopra per targa quadrata, nel senso che ne sceglievi una versione in base alla tua auto e il terzo pezzo che avanzava lo buttavi. Sì lo buttavi via letteralmente, oppure ti girava per casa per anni !!! Una roba da pazzi. Io direi una grossissima puttanata, scusate, permettetemi.
Targa diplomatica serie '74. Gli esperti mi dicono fosse della delegazione della Repubblica Sudafricana |
Eh va bè, comunque sia superammo anche la crisi petrolifera quell'anno comprando biciclette, monopattini e skate-board... Tuttosommato anche le auto di fabbricazione straniera stavano meglio con la versione rettangolare della targa posteriore, anche se a me continuava a sembrare più uno di quegli optionals da tuning per tamarri di periferia piuttosto che una cosa seria...comunque ognuno la pensa come vuole.
C'era ancora il terrorismo, eccòme se c'era, e non escludo che tutto ciò abbia favorito ancora di più la produzione e l'assemblamento di targhe false da rapina o attentato in quel periodo storico. Anzi ne sono quasi certo. I trattori agricoli e le moto continuavano come se nulla fosse ad avere le targhe tradizionali quadratine piccine piccine, bianche e verdi per i mezzi agricoli e bianche e blù per le moto. Gli scooter ancora viaggiavano allegri e sereni siccome biciclette senza ombra di qualsivoglia targa o contrassegno.
Furono le forze dell'ordine e le forze armate che cominciarono a sperimentare qualcosina di un po' più innovativo. Probabilmente erano i primi saggi del futuro, e per futuro intendo la seconda grande svolta del 1984-85, ma ora è ancora presto per parlarne. Le brutte targhe del periodo '74-'85 circoleranno ancora per tantissimi anni, anche perché c'era stata la crisi e la gente non cambiava l'auto spesso, mio papà le teneva per 10 o 15 anni almeno, erano auto più robuste e durevoli rispetto all'usa e getta di oggi. Noi che avevamo cambiato città avevamo dovuto cambiare anche le targhe delle auto. Sì perché la cosa assurda era anche questa. lo Stato presumeva che uno che nascesse in una provincia poi vi vivesse per tutta la vita ed infine vi morisse pure, mentre invece non era più così da un pezzo, anzi c'era molta più mobilità sociale e geografica delle persone e delle famiglie, anche per una questione di lavoro, e 'sta storia di legare le targhe auto alla residenza dei veicoli era ormai già largamente obsoleta. ma evidentemente non per i nostri solerti e coscienziosi burocrati. Così ci guadagnavano in tanti ad ogni cambio obbligato, dal notaio - che l'auto era ritenuta dalla legge un bene mobile registrato come una nave o un aeromobile !!! - all'agenzia di pratiche auto, agli uffici della Motorizzazione con bolli e bollini, tasse e imposte... il tutto era poi condito dal proverbiale campanilismo che è proprio dell'Europa. Ancora oggi, soprattutto in Germania, ci tocca sentire polemiche ogni volta che viene tolto dalle targhe il riferimento al misero villaggetto sconosciuto, allo sperduto borgo natìo, alla piccola e ai più sconosciuta provincia... mah.
Targa cecoslovacca modello dell'epoca comunista |
Targa bulgara dell'era comunista |
La prima macchina tutta mia, la ebbi solo nell' 83 grazie ai soldi guadagnati lavorando presso lo studio di un architetto a Milano. Era una Citroen Dyane 6 del '77 che aveva percorso 96.000 kilometri, ma a me sembrava un sogno. La sua targa era GE 690016 in formato rettangolare lungo. La targa non l'avevo dovuta cambiare per fortuna perché in quel periodo ero residente a Rapallo. Quante gite che feci in lungo e in largo in Italia e all'estero. Consumava pochissimo, era veloce e robusta, morbida, spaziosa e divertente, unica pecca c'era da augurarsi di non farci mai un incidente grave, perché aveva la consistenza di una lattina di Coca Cola! Le utilitarie francesi erano così, a partire dalla mitica 2Cv degli anni cinquanta da cui la Dyane derivava direttamente. L'avevo pagata Lit. 1.000.000, era di color rosso-arancio con un bel tettuccio che si apriva completamente d'estate. C'era già anche la cintura di sicurezza che allora non era molto diffusa. Quando tornai a Milano, nei primi anni ottanta, essendo vicino al confine facevo tante gite oltralpe quando potevo. Conservo tante foto di quel periodo: era un epoca di passaggio tra gli anni settanta e la modernità, ma a vedere oggi le auto che circolavano allora viene da sorridere. Si cominciava a parlare seriamente di Mercato Comune, di Europa Unita e cose del genere, anche se le differenze tra i paesi erano ancora marcate. Negli anni ottanta c'era un'aria nuova, dalla musica alla moda, dal nascente made-in-Italy alla politica e al cinema, ed io lo ricordo come un periodo di lavoro, di ottimismo e speranza nonostante il perdurare della guerra fredda. Fu il periodo dei miei primi amorazzi importanti e delle gite con la ragazza in montagna o al mare. I mezzi pubblici nelle città erano in generale ancora vetusti e altamente inquinanti, come del resto tutte le auto e le moto. Si iniziava appena a parlare di targhe alterne e di inquinamento acustico e dell'aria, anche se scoppiò allora la nefasta moda dei terrificanti e affumicanti motori diesel. Ancor'oggi quando ne incrocio uno sto molto alla larga sebbene sappia che la tecnologia qualche passo avanti l'ha pur sempre fatto, comunque... Io infatti di auto diesel non mi sono mai sognato di averne. Oggi sono passato al Gpl, ma è tutto un altro discorso.
Targa olandese |
Targa greca, veicoli commerciali |
Targa irlandese di Dublino (Bàile Atha Cliath) |
Targa del Regno Unito del 2004, Regione di Londra. |
Targa della Federazione Russa |
In quegli anni o appena prima mi era capitato di viaggiare oltrecortina, ossia nei paesi del socialismo reale. Quando andavi lì in quei paesi ti accorgevi che forse l'Italia pur coi suoi problemi, non era poi tanto messa male. Le auto che tanto ci fecero ridere all'indomani del crollo del muro di Berlino io le avevo già viste in Ungheria o Yugoslavia. le targhe erano tristi, piccole, fatte male, di materiale scadente e molto burocratiche e impersonali, quasi tutte uguali coi gruppi di numeri a due a due separati da trattini. Era più o meno lo stesso in tutti quei paesi. Persino l'Austria, paese occidentale, continuò fino alla fine degli ottanta ad adottare le targhe nere, strette e alte che derivavano dall'occupazione alleata dopo la Guerra. le stesse targhe le aveva anche la Germania ma le aveva cambiate con un modello più moderno già alla fine dei cinquanta. La vecchia Inghilterra proseguiva con le sue targhe vecchio stile a cifre e numeri grossi, col solo cambiamento di colore che da nero stava diventando giallo come in Francia. Anche il Portogallo o Malta avevano delle targhe nere molto "british" e le conservarono ancora per molti anni. Spesso la targa rifletteva anche i legami storici, culturali, economici o coloniali con una nazione dominante.
La targa dei cantoni svizzeri non è cambiata praticamente mai. Questa è del modello anni '70 tuttora in uso. |
Bundesland Wien, Rep. Fed. austriaca. Riamsero così fino alla fine degli '80. Riprendevano lo stesso modello che c'era in Germania nei '50 nei territori occupati dagli alleati. |
Sempre Bundesland Wien, dalla fine degli anni '80 fino ad oggi. |
In Svizzera le targhe sono "personali", cioè legate al proprietario e non all'auto. Si svolgono ogni anno aste milionarie che riguardano "pezzi" come questo del Canton Grigioni. |
Gli svizzeri invece si distinguevano con le stesse identiche targhe personali, cioè legate al proprietario, che hanno ancora oggi coi due scudetti e la sigla del Cantone di residenza, anche se oggi ne stanno studiando di "nazionali" essendo arrivati alcuni Cantoni come Zurigo al numero 999 999. C'è da dire che le principali scuole di pensiero in materia di immatricolazione sono sempre state due o tre: la scuola "nazionale", come quella che attualmente vige in Italia, senza riferimenti geografici, la scuola "personale" che vige da sempre in Svizzera, UK, Belgio ed altri, dove la targa è legata alla persona e si conserva nel tempo su tutte le vetture nuove, e la scuola diciamo "provinciale" - così com'era in Italia fino al '94 o in Francia fino al 2009 - che è quella che sta perdendo terreno ultimamente. Non voglio scendere troppo nei particolari per non appesantire la mia prosa, tuttavia dirò che da appassionato un po' rimpiango il periodo dove c'era tanta varietà di scuole e di stili da paese a paese. Oggi in Europa si sta andando forse verso una eccessiva omogeneizzazione e ormai non c'è più gusto!!! Siamo arrivati al punto che le targhe sono talmente simili da distinguersi solo per la sigla nazionale sulla banda blù a sinistra. Ma torniamo agli anni ottanta: nella Milano da bere, delle bustarelle e del benessere, dell'ultima emigrazione italiana e della prima forte immigrazione straniera, in quella Milano lì imparai il gusto del lavoro e dell'indipendenza. C'era molto ottimismo, si pensava davvero che non ci fossero limiti alla crescita economica, alla borsa, al turismo che ci stava rendendo un popolo di viaggiatori e transnavigatori intercontinentali con le tasche piene di soldi. Era il periodo anche dell'effimero, dell'usa e getta, anche in campo automobilistico, l'auto era diventata un "elettrodomestico", un bene di consumo come tutti gli altri e non più un bene durevole di investimento. Una sera dell'inverno dell' 85 inaspettatamente, nel traffico concitato del sabato sera a Milano, verso l'ora di cena, cosa mi appare davanti? Mi appare una Lancia Delta nuova di zecca con targhe bianche mai viste. la inseguo letteralmente a rischio della mia stessa incolumità e quella della ragazza che mi sedeva a fianco, cerco di raggiungerla: sì è proprio una targa italiana di Como, modello '74, ma è bianca e retroriflettente, com'è che non ne sapevo nulla e non avevo letto nulla da nessuna parte? Mah, vedrai che sarà un prototipo sperimentale, andiamo a casa va là che è meglio. In realtà nei giorni successivi ebbi altri eccitanti avvistamenti in corso Buenos Aires, in particolare la targa di Treviso di un camion nuovo, e a quel punto volli andare a fondo della questione anche perché era ormai evidente che non poteva trattarsi di prototipi sperimentali. Strano però che mi fosse sfuggita la notizia sui giornali...
Da maniaco malato andai agli uffici della Motorizzazione e vidi le eccitanti scatole piene di coppie di targhe nuove impacchettate nel cellophane pronte per le immatricolazioni di giornata. Che tripudio per un appassionato come me. Nessuno mi può capire lo so, non mi capisco neanche io. Era ormai certo che il modello '74 dopo dieci anni aveva avuto una netta evoluzione passando dalla plasticaccia riciclata all'alluminio retroriflettente, e, novità nella novità, anche la targa anteriore aveva assunto delle dimensioni congrue, identiche a quelle delle targhe forze armate o della Polizia.
Fu davvero il primo step di rilievo, una botta di vita per la burocrazia italiana conservatrice e stitica. L'unica pecca era che rimanevano pur sempre gli assurdi tre pezzi di cui uno andava buttato via. Inoltre nel tempo si vedrà che essendo la targa posteriore composta di due pezzi, quasi sempre dopo cinque anni al massimo le due parti assumevano tinte diverse e stadio di consunzione diverso... evabbè, che ci vogiamo fare, non si può avere tutto nella vita no? Del resto anche fuori casa, ad esempio in Belgio o in Svizzera dove si eredita da sempre la targa di padre in figlio, essendovi un regime personale, circolavano targhe ben fatte in origina ma molto malconce dopo anni di usura, e su vetture nuovissime! Anche noi pare che passeremo presto al regime personale della targa che diventerà come il codice fiscale dell'individuo e si trasferirà da un'auto vecchia ad una nuova. Speriamo di non vedere dei rottami di targa tra qualche anno, montate su auto appena uscite dal concessionario, o che perlomeno ci diano la possibilità di sostiruirle dopo un po' di anni di uso con delle repliche identiche ma nuove. negli anni ottanta le strade e le autostrade cominciarono ad aumentare e migliorare - mentre le ferrovie erano in pauroso ritardo di almeno vent'anni - e anche le norme sulla circolazione cominciarono ad adeguarsi ad un certo standard di sicurezza, anche se in ogni caso si sa che in Italia guidavano, guidano e guideranno quasi tutti come storditi o pazzi da legare senza una via di mezzo.
A Milano saltò fuori proprio nell'85 che tantissimi furbetti-facce-da-maiale le patenti se le erano sempre comprate senza neanche conoscere i segnali stradali e questa fu una delle prime volte in cui tutta la delinquente superficialità di questo paese emerse in pieno. Di scandali ce ne saranno talmente tanti negli anni successivi, e in ogni campo, che siamo asuefatti a qualsiasi obbrobrio. Ad ogni buon conto la mia prima targa provinciale bianca retroriflettente la ebbi l'anno dopo acquistando una delle ultime Citroen 2Cv in produzione, me la ricordo bene, era MI 61309Z montata in formato rettangolare lungo, e il terzo pezzo per fortuna non lo ebbi mai tra i piedi perché essendo un'auto nuova se lo tenne il concessionario. Questi assurdi pezzi avanzati contenenti sigle di provincia saranno protagonisti negli anni successivi anche di innesti alla Frankestein del tipo MI 34561L oppure NA A87765 sì, sì è la verità, non ci credete?
Ecco un "mostro" di quell'epoca... |
Recentemente sono state introdotte nelle province autonome queste targhe della Protezione Civile che si vedono anche sulle ambulanze della Provincia. Qui è Trento. |
Queste sono molto famliari in Lombardia. |
Il modello della "svolta" del Governo Dini del '94. Le prime "nazionali" erano in effetti un pochino impersonali. |
Le simpaticissime targhe francesi un po' "artigianali"che furono in uso fino agli anni '90. |
Targa portoghese di stile un po' "british"in uso fino agli anni '90 |
Danimarca modello anni '80. I piccoli paesi scandinavi hanno sempre usato sistemi semplici e puliti. |
Nel frattempo mi ero trasferito in campagna e mi era nata una figlia dunque avevo ben'altro da pensare, dunque per una decina d'anni abbandonai un po' questo mio hobby. Mi stavo comunque un po' disamorando proprio perché già allora, da esperto, intravedevo l'inesorabile omogeneizzazione alla quale saremmo prima o poi arrivati.
Non c'è un motivo davvero valido per preferire fondi chiari a fondi scuri nel campo delle targhe auto: gli stessi esperti sono ancora discordi, anche perché una volta che il materiale sia retroriflettente e moderno, non è dimostrato affatto che il colore del fondo sia importante. Nel '94 cambiarono parecchie cose: col nuovo codice del '93 persino le tipiche strisce gialle ai lati delle carreggiate divennero bianche come in quasi tutto il continente, e le strisce gialle da allora sono usate solo nelle aree di cantiere, poi cambiarono anche alcuni cartelli stradali come ad esempio lo "Stop" che divenne simpaticamente come l'avevamo sempre visto nei fumetti americani, cioè poligonale e rosso, e infine oltre a molte altre cose si abolì la targatura per provincia e si introdusse quella "nazionale" in modo da poter evitare assurde, inutili e dispendiose "ritargature" in caso di trasloco da un provincia all'altra. Fu un bene a mio modesto parere, alla faccia dei soliti irriducibili e un po' ottusi campanilisti di sempre. In più, finalmente ti consegnavano due pezzi di targa come in tutto il mondo, ovvero una targa anteriore e una posteriore e basta. Il risultato fu per i primi cinque anni un po' anonimo, è vero, ma poi nel '99 con l'aggiunta della fascia blu e la sigla "I" sotto la bandiera europea e con un diverso carattere tipografico un po' più deciso, andò un po' meglio. Anche qui ovviamente c'era una pecca, ed era che invece di fermarsi lì le nostre teste pensanti si inventarono pure una seconda fascia blù a destra dove avremmo dovuto aggiornare su base puramente volontaristica e non obbligatoria la sigla di provincia e l'anno di immatricolazione, col risultato che a tutt'oggi tale fascia supplementare non è considerata da nessuno - volendo i più giustamente mantenere l'anonimato - e rimane nell' 80% dei casi completamente vuota ! Non dico che noi siamo gli ultimi della classe solo perché soltanto i francesi qualche anno dopo nel 2009 riusciranno a fare anche di peggio quando abolirono i numeri dei dipartimenti e imitarono in tutto e per tutto la nostra targa nazionale - con la sola differenza dei trattini - rendendo però obbligatorio sulla fascia a destra il simbolo della regione e il vecchio storico n°di dipartimento che, si badi bene, non corrisponde per forza alla realtà, ma può essere scelto secondo il gusto del proprietario, per la serie che abito a Parigi ma indico sulla mia targa la Regione Guadelupe e un suo vecchio dipartimento così, solo per personalizzare! - anche se in Guadelupe non ci sono mai stato in tutta la mia vita - Direi pazzesco, peggio che da noi 'sta volta no? vedi che non tutto il peggio succede in Italia?
Nel frattempo ad esempio la Germania è ancor'oggi dopo l'unificazione alle prese con un sistema provinciale assurdo e complicatissimo - supportato solo dalla loro proverbiale organizzazione - composto di centinaia e centinaia di piccole province che affollano persino con tre caratteri ciascuna le loro povere targhe, solo per indicarne una!!! La grande Polonia segue la stessa follia, un'altra assurdità europea. I piccoli cugini austriaci li hanno voluti imitare e anche loro abbandonando un sistema abbastanza semplice per ingarbugliarsi in un sistema di piccolissime province davvero troppo esagerato per una nazione a dimensione regionale di neanche 9 milioni di abitanti. Oppure altri paesi piccolini come l'Ungheria ai quali basterebbe, date le dimensioni, l'attuale targa nazionale come in Svezia o Danimarca, ma invece no, si stanno inventando per il futuro arzigogolati e barocchi sistemi su base localistica non giustificati se non da motivi di stupido e miope orgoglio di campanile !!!! E poi ce ne sono altre che vi risparmio... In questo clima, tutto sommato ce la siamo cavata meglio noi insieme a paesi come Spagna e Portogallo con sistemi semplici, puliti, adeguati ai due diversi paesi - uno grande e l'altro piccolino - ed efficaci, dimostrando molto più pragmatismo di tanti paesi del centro Europa. Certo che vien da pensare che se l'Europa anche nelle piccole cose come questa si muove così in maniera "baroccamente" diversificata e articolata, beh non si sa quanto lontano possa andare... Il pubblico italiano poi in genere è sempre un po' "bambino" e ingenuo in merito a queste cose e va sognando le targhe "americane" tutte colorate, variopinte e personalizzate... magari chissà, il futuro potrebbe essere quello là, anche se però ad un esame più attento bisogna notare che le targhe americane sono ormai troppo piccoline e fitte fitte di numeri, per essere lette agevolmente da 20 metri da un poliziotto o rilevate da telecamere. Lì vige l'usanza dell' "inseguimento" da parte dello Sceriffo - alla far-West - che da noi è molto limitata. Inoltre oggi la tendenza mondiale è semmai ad aumentare in senso europeo le dimensioni delle targhe: infatti è questo che sta succedendo in Australia ed anche nei paesi del Mercosur - Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, - dove è in atto la messa a punto di un progetto in senso più "europeo" come si vede dai prototipi che ho trovato su uno dei siti più completi e competenti del modo, il sito di FRANCOPLAQUE.
Speriamo vinca il buonsenso, staremo a vedere.
Dal sito di FRANCOPLAQUE |
Ettore Tangorra 2013
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