Caro Moni Ovadia,
mi perdoni per questa mia interferenza nei suoi piani di disiscrizione alla Comunità Ebraica di Milano. Dettati, secondo lei, dalla mancata accettazione da parte della comunità delle sue opinioni circa Israele. Gad Lerner ricorda ai suoi lettori di avere compiuto lo stesso passo a suo tempo.
Vede, che lei sia iscritto o meno alla Comunità riguarda solo lei e le sue scelte di vita. La presenza del suo nome nelle liste, nella mailing del Bollettino, negli inviti ad eventi e feste, impattano solo sulla sua casella postale di casa ed elettronica. Nessun altro subirà delle conseguenze da questa sua scelta.
Che lei invece faccia sentire la sua voce da artista seguito e ascoltato da molti, criticando la politica di Israele e dando vita a una vera e propria campagna negativa nei confronti dello stato dei suoi correligionari, non riguarda solo lei e le sue scelte di vita.
Purtroppo no.
Riguarda anche i miei bambini che girano per la città con la kippà in testa.
Riguarda anche i ragazzi che andando a scuola devono superare quattro volanti della polizia prima di entrare a studiare ogni mattina.
Riguarda anche le persone che frequentano una sinagoga in qualsiasi parte d’Italia e devono sottomettersi a perquisizioni per poter porgere il proprio cuore a D-o.
Riguarda tutti gli ebrei d’Italia e del mondo.
Perché quando lei si mette su un palco con la sua grande kippà colorata e da lì critica in maniera pesante lo stato d’Israele, lei non rappresenta un artista qualunque a cui sia saltato in mente di analizzare la situazione geo politica mediorientale. Lei rappresenta l’artista ebreo.
E se un ebreo critica in maniera così feroce i propri fratelli, se un ebreo racconta a gran voce cose che, a suo parere, sono errori della propria nazione, se un ebreo si schiera in maniera così decisa contro l’unico posto del pianeta che dà asilo all’ebreo in qualsiasi momento lo chieda, allora tutto il mondo si sentirà in diritto di farlo.
E, partendo dalle sue posizioni, le userà per giustificare tutti gli atti di antisemitismo a cui vorrà dare vita. Il mondo partirà dalle sue parole per rendere leciti gli attacchi agli ebrei, ovunque si trovino.
Lei è libero di esprimere le sue opinioni a tavola, circondato dai suoi cari amici. Ma non è libero di farlo davanti a un microfono. Perché lì, la sua libertà si scontra con la mia.
E si ricordi caro Ovadia, se un ebreo sputa sul proprio popolo, apre la porta perché l’intero mondo si senta legittimato a farlo.
di Gheula Canarutto Nemni