Sono favorevole alla reintroduzione della pena di morte per quei reati particolarmente gravi, omicidi volontari e premeditati conditi da particolare violenza, crudeltà e barbarie, per quei reati gratuiti, commessi a solo scopo di umiliare le vittime già rapinate o minacciate, ed anche per chi uccide volontariamente pubblici ufficiali che intimano di fermarsi all'alt o che sorprendono il malvivente in azione. E ci sarebbero tanti altri casi ancora per i quali la mia coscienza sarebbe incline alla pena capitale.
Churchill diceva che la democrazia non è certo perfetta ma è comunque il meglio che possiamo avere. Gli stati democratici non sono perfetti, ma chi non si schiera con lo Stato, con la collettività, con le forze dell'ordine, credendo di fare il proprio furbo interesse farà solo e sempre gli sporchi interessi dei potenti, delle cosche mafiose, contribuirà a distruggere le poche imperfette garanzie di protezione che il popolo ha con la democrazia.
Ma ciò che più mi preme esprimere è forse il senso profondo di ingiustizia, o meglio di mancata giustizia che provo ora nella mia vita, come una promessa tradita. E io non voglio rassegnarmi a questo, altrimenti aspettiamoci che il senso di sfiducia aumenti sempre di più nei cittadini onesti, in coloro che lavorano e che non possono sfuggire alle tasse e alle imposte, in coloro che non fanno del male agli altri, anzi magari aiutano il prossimo con civile rispetto, aspettiamoci che la tentazione legittima a farsi giustizia da sè, ad armarsi per difendersi da soli prenda il sopravvento, aspettiamoci che la sfiducia nelle istituzioni crolli definitivamente. O il timone della barca lo riprende lo Stato, cioè tutti noi, la collettività, oppure sarà il Far-West.
Ho quasi 60 anni e ormai mi rendo conto che l'idea di una società civilizzata, in continua evoluzione positiva, progressista e sempre più giusta è tragicamente tramontata nel mio cuore. Queste erano cose che pensavo e speravo a vent'anni, ma oggi ho capito che nulla può essere mai dato per scontato, ed ogni progresso della società può essere perduto tragicamente nel giro di una sola generazione. I fenomeni sociali, culturali, politici e storici possono cambiare direzione in qualsiasi momento, e neanche la smisurata fiducia nell'evoluzione della mente umana (anche se lenta) e nel progresso scientifico e tecnologico (l'unico mio forte appiglio) potrà sempre e comunque, quasi automaticamente garantirci dai tragici passi indietro dell'umanità. Forse ho perso la fiducia progressista nelle cose, fattostà che mi sono reso conto che nonostante tutti i passi avanti economici e sociali degli ultimi 50 anni, in altre parti del mondo e nel nostro stesso mondo (che con la globalizzazione ormai si integra con l'intero pianeta) l'ignoranza, la superstizione, la barbarie, non sono diminuite, anzi sono aumentate, e che nel mondo le nuove generazioni sono state meno aiutate della mia: moltissimi sono ignoranti, senza valori positivi, influenzabili dai cattivi maestri, e meno consapevoli di quanto non fossimo noi quando eravamo più poveri e meno informati di loro.
Sembra poi che ormai l'istinto brutale e barbarico, la mancanza di compassione umana, la violenza gratuita, lo spregio per gli altri esseri umani siano arrivati a livelli mai visti, ed esibiti anche con arroganza e orgoglio. probabilmente la nostra stessa civiltà ha fallito. Ma non credo abbia fallito a causa dei suoi difetti congeniti. Noi eravamo da almeno 1000 anni il faro della civiltà su questo pianeta e probabilmente ci siamo arresi ai nostri sciocchi sensi di colpa, o semplicemente abbiamo terminato il nostro ciclo, abbiamo perso mordente dissanguandoci in inutili guerre fratricide come tutti gli imperi in declino. In più c'è stato il velenoso "terzomondismo" di maniera propagandato dall'esperimento sovietico, grande eresia cristiana, che nel tentativo di distruggerci ci ha minati e infiacchiti nonostante il suo stesso tragico e rovinoso fallimento e nonostante gli enormi passi avanti che comunque il livello di vita e la tecnologia hanno fatto in solo 50 anni.
L'Europa deve rialzarsi fieramente da questo stato di cose, e le stesse nazioni hanno il dovere oggi di difendere i loro popoli in balìa di questa globalizzazione malamente gestita, di riorganizzarsi con coerenza, energia, senso morale, di ergersi a diga contro la barbarie appunto. In altre zone del mondo, penso ad esempio all'estremo oriente (ma questo può succedere anche domattina in Sud America) questo balzo lo stanno già facendo nazioni che fino all'altro ieri erano molto indietro.
L'Europa ha bisogno in tutta fretta di ritrovarsi per non diventare una specie di triste "Bosnia" euroasiatica permanentemente pervasa da conflitti e becere rivendicazioni nazionalistiche o, peggio, religiose. Gli Stati quindi hanno il dovere di integrare le loro forze, di ritrovare un'identità continentale, di nutrirsi di nuovo della grande cultura umanistica e illuminista dalla quale provengono e che ha sparso luce sul mondo per tanti secoli. Nel nostro continente non manca una società civile economica e culturale che faccia da sostrato a questo processo di cose, basta solo risvegliare le nostre coscienze addormentate forse dal troppo benessere, dallo stolto materialismo fine a se stesso e non supportato dalla cultura, ma anche e soprattutto dalla pigrizia mentale, dall'egoismo smisurato figlio di quella grande sfiducia in noi stessi.
In questo quadro io parlo di reintroduzione di pena di morte, come difesa, come ultima diga nei confronti del dilagante inselvatichimento dei costumi, dell'ignoranza e delle superstizioni inaccettabili. Il "laisser faire" di una società pseudo-liberale non mi convince più, perchè non credo più che l'uomo si autoregola o si tara da solo automaticamente su di uno standard di umanità, equità e giustizia appunto. L'uomo è profondamente "bambino" in questo, si trova in uno stadio evolutivo ancora immaturo, ed ha bisogno al momento opportuno che la collettività offra comunque un esempio e soprattutto dei paletti ben delineati nell'interesse di tutti.
Gli Stati, anche se certamente non più gli Stati paternalistici o quasi-confessionali di 50 anni fa, hanno il diritto dovere di accompagnare la nostra società in questo cammino. Gli Stati siamo noi europei che come persone mature, uscite dall'adolescenza, dobbiamo avere il coraggio di prenderci le nostre sacrosante responsabilità davanti ai popoli sovrani. Lo dobbiamo fare soprattutto nei confronti dei nostri figli, che in una "Bosnia" euroasiatica non abbiamo nessun diritto di scaraventare.
Ettore Tangorra 2012
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