Viviamo nel mondo della fretta, dell’ignoranza arrogante e della superficialità ed anche chi si occupa di informazione non sfugge a questa regola.
Se è vero che non si può certo pretendere da un giornalista la conoscenza delle lingue semitiche, uralo-altaiche o scandinave, ne’una cultura da ricercatore universitario, tuttavia io credo che chi si definisce un professionista dell’informazione abbia il dovere di essersi fatto, al di là di diplomi o lauree, perlomeno una solida cultura generale unita a maturità, intelligenza, buon senso, rigore e accuratezza. Se poi il professionista gode anche del rarissimo privilegio di poter scrivere su giornali importanti o apparire in Tv, beh, allora non può assolutamente prendere sottogamba ne’la propria lingua ne’le lingue straniere come se si trattasse di dettagli senza importanza.
Anche non conoscendole bene tutte, un giornalista non può non saper pronunciare o scrivere nomi o parole in inglese, francese, spagnolo e tedesco! E’ una questione appunto di professionalità se non di stile perbacco!
Insomma una certa sciatta arroganza nostrana in queste cose rischia davvero di rovinare pezzi giornalistici anche ben fatti. Ma secondo voi è mai possibile continuare a tollerare che su giornali, radio e Tv nazionali tutti i santi giorni e tutto il santo giorno si leggano o ascoltino strafalcioni colossali, ma non in magiaro o finnico o in lingua uzbeka, ma nelle quattro principali e straconosciute lingue europee? Negli ultimi vent’anni mi è capitato di leggere o ascoltare tali e tanti obbrobri che davvero la cosa non è più assolutamente ammissibile. Oggi poi è talmente facile ed immediata la possibilità di documentarsi anche su Internet che credo che si tratti solo di pigra sciatteria e basta. E purtroppo il fenomeno si estende o parte proprio ahimè anche dalla cattiva conoscenza dell’italiano stesso!
Io a questo punto dico basta: è possibile che così come esiste chi controlla il vestiario, il trucco, la pettinatura, le luci di studio, non vi sia mai qualcuno che a gesti dalla regia riesca a far capire al giornalista di turno che sta leggendo male un nome straniero, possibile che lui stesso non si sia preparato prima di andare in onda? Possibile che prima che sia stampato un pezzo non sia verificato da qualcuno? Ma non esistevano una volta i famosi “correttori di bozze”?
Perché allora - si chiede il lettore o lo spettatore comune che magari ha studiato e si è diplomato o laureato - perché mai non ci potrei stare io al posto di lavoro di quel personaggio così trascurato e superficiale? Forse solo perché non ho mai goduto delle amicizie giuste o degli appoggi politici influenti o del chirurgo estetico costoso? –
La domanda è assai più che legittima e temo che la risposta sia assai più che scontata.
SOLO ALCUNI DEI FREQUENTI ERRORI TRATTI DALLA TRISTISSIMA REALTA’ QUOTIDIANA :
- Fransuàsolland per François Hollande: ora, premesso che al maschile è fransuà e basta (senza far sentire la "s" come al femminile dove c'è la "e" finale) ma poi chi ti autorizza a fare la "liaison" tra nome e cognome?
- Liccestìn per Liechtenstein (no, non è dialetto friulano…)
- Fransuàsolland per François Hollande: ora, premesso che al maschile è fransuà e basta (senza far sentire la "s" come al femminile dove c'è la "e" finale) ma poi chi ti autorizza a fare la "liaison" tra nome e cognome?
- Liccestìn per Liechtenstein (no, non è dialetto friulano…)
- Sanvissèn per Saint Vincent (cos’è, un tipo di wafer?...)
- Uoterlù per Waterloo (anche non sapendo bene il fiammingo, beh ma non si trova in Alabama…)
- Biùndebènk per Bundes Bank (assolutamente no comment…)
- Diùccbènk per Deutsche Bank (non c’è limite al peggio…)
- Sammorìsse per Sankt Moritz (non si tratta di parolaccia romanesca…)
- Vàgner (col la “gn” di bigné) per Wagner (questo è un po’ tipico dei miei concittadini milanesi…)
- Mùratt per Murat (Gioacchino, no, non è un manovale bergamasco…)
- Buonesàrries per Buenos Aires (forse uno dei più terrificanti…)
- Roost Beaf per Roast Beef (assolutamente sublime…)
- Sanzebbàstians per San Sebastiàn, in Spagna (a parte la doppia “b” e la “z”, resta il mistero su quella “s” finale…)
- Muntabbàik per Mountainbike (ma se riportassimo in auge il vecchio e simpatico termine italiano di “rampichino”? Perché ce lo siamo scordato?...)
- Tappinrollànd per Tapis Roulant (senza scomodare le gesta di Rolando, ma io dico: piuttosto chiamalo “rampa mobile” o qualcosa del genere…)
- Iosé per José (uguale uguale per spagnolo o portoghese che sia: e allora sia quel che sia…)
- Viùstel o Viùste per Wurstel (uno degli errori più antichi ed esaltanti…)
- Maionnéss per Mayonnaise (ma lo sai o no che esiste anche l’italianissimo “maionese”?...)
- Cekàpp per Ketch-up (ma forse intendevi Check-up il controllo generale della salute?...)
- Cevingùm per Chewing Gum (beh, questo è simpatico dài, anche se io lo dicevo a otto anni, sì ma poi mi sono corretto da solo…)
- Kile per Chile (sì, è vero che se fosse italiano si pronuncerebbe così, ma resta il fatto che il nome è spagnolo, e quel che è peggio è che esiste anche il termine italiano “Cile” ed è ancora peggio il fatto che tu che fai il giornalista non l’abbia mai sentito!!!...)
- Guàrdraill per Guard-Rail (roba che neanche Totò…)
- Vosvàgen, Voskvàgen, Voksvàghen o Volsvàghen per Volkswagen (anche questo è uno dei più antichi e radicati senza più alcuna speranza ormai. Viene il dubbio che una nota casa svedese si sia accoppiata con una altrettanto nota tedesca, mah…)
- Peggiò o Pèuggiò o Piuggiòt per Peugeot (eh sì, vabbè vabbè…)
- Renòld o Renòlt per Renault (eh, che ci vuoi fare?...)
- Curmaièr o Curmaiùr per Courmayeur (eh sì che si tratta di località italiana, eppure nessuno la sa leggere…)
- Per la piemontese Sauze-d'-Oulx (che tu mi pronunci ahimè Sàuzdàul ) potrei anche scusarti in fondo, anche se invece di andarti ad arrampicare sugli specchi dovresti sapere che esiste la versione italiana di “Salice”…
- Brekfaast per Breakfast (manco fosse un villaggio boèro del Sudafrica…ma, mi stai dicendo che tu giornalista non sai chi erano i boeri? No, non parlo dei cioccolatini perbacco…)
- Videltonné per Vitel-tonné (ma non era poi così difficile, dài…)
- Interland milanese per Hinterland milanese (sì, vabbè: Inter-Milan 4 a zero…)
- S’es la vie per c’est la vie (mah, forse in un provenzale antico…)
- Turnower per Turn Over (mah, forse così lo scrivono i polacchi…)
- Lait motiw per Leit Motiv (cos’è un nuovo latte dietetico zero grassi?...)
- Parching per Parking (voglio intensamente sperare che sia solo una distrazione…)
- Garag per Garage (così invece credo lo scrivano i turchi nell’ortografia introdotta da Kemal Ataturk nel 1920… no, no, ma mica scherzo, dico sul serio, andate a vedere…)
- La All dell’Hotel per la Hall dell’Hotel (si vede che lì ci trovi di tutto…)
- La città francese di Lyon (talmente sconosciuta ai più che si potrebbe quasi chiamarla Lione, no?...)
- Sànvensan per Saint Vincent (ma se mi sai dire perfettamente “sentropé-Saint Tropez”, perché mai non mi sai pronunciare anche Saint Vincent?...)
- Sansàlvador per San Salvador (ma perché me lo pronunci come un turista texano in gita?...)
- Frè-ud per Freud (questa è davvero degna di analisi psicanalitica…)
- Rìcciard Uèghener per Richard Wagner (e chi è, un musicista jazz di New York?...)
- Iàangh per Jung (nome tedesco....allora perchè me lo pronunci come Neil Young?...)
- ...sulla die Uèlt tedesca per sulla die Welt (cioè, sai addirittura che è femminile e non me lo pronunci bene?...)
- von Beethoven per van Beethoven (no, non è "von" perchè è un nome della Westfalia di origine olandese, quindi lascia lì quel "van" tipo van Gogh, van Dijk che ci sta benissimo...)
- Iàangh per Jung (nome tedesco....allora perchè me lo pronunci come Neil Young?...)
- ...sulla die Uèlt tedesca per sulla die Welt (cioè, sai addirittura che è femminile e non me lo pronunci bene?...)
- von Beethoven per van Beethoven (no, non è "von" perchè è un nome della Westfalia di origine olandese, quindi lascia lì quel "van" tipo van Gogh, van Dijk che ci sta benissimo...)
Poi vi è anche quella o quel giornalista che con somma disinvoltura usa nomi in lingua originale anche se ne esistono di corrispondenti in italiano che sono quelli più consolidati nell’uso comune:
- Antwerpen per Anversa (ma io dico: perché andarsi a complicare la vita?...)
- Pàris per Parigi (ma è in lingua sarda? Questo davvero non ha nessun perdono neanche in appello…)
- Frankfurt per Francoforte (ma che, davvero non l’hai mai sentito il nome nella versione italiana? Ma non ci credo dài…)
- Lisboa per Lisbona (ma proprio non l'hai mai sentita Lisbona? Non ci credo manco se lo giuri!...)
- Ossimòro per ossìmoro, (figura retorica nella quale si accostano termini di senso contrario: es.: "viva la morte!") pronunciato al Tg2 da una giornalista che si presuppone almeno diplomata!!!
- Ossimòro per ossìmoro, (figura retorica nella quale si accostano termini di senso contrario: es.: "viva la morte!") pronunciato al Tg2 da una giornalista che si presuppone almeno diplomata!!!
E’ vero che negli anni sessanta Ruggero Orlando ci parlava da Nuova York (vi ricordate?) ed oggi non si usa più dire così, perché la lingua è in continua evoluzione, ma esiste comunque un limite ben definito e se una cosa non si usa o meno…beh, chi scrive dovrebbe saperlo!
Ettore Tangorra 2012
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